Con Davide contro Golia

Il coro dei governi e dei media occidentali è unanime: “Un atto di guerra contro Israele”. Omettono di dire che per i palestinesi la guerra d’aggressione dura sin dal 1948, quando, grazie all’esodo forzato di 700mila palestinesi e all’espropriazione delle loro terre e dei loro beni, venne fondato lo Stato d’Israele. Sono quindi 75 anni che il popolo palestinese — confinato in miserabili campi profughi o in zona accerchiate e sotto controllo militare israeliano, come Gaza e le città della Cisgiordania — vive e soffre sotto il ferreo tallone dell’oppressore. Nei decenni questa oppressione è diventata più estesa e brutale. Per fare posto a nuovi massicci insediamenti ebraici, Israele, nei Territori Occupati nel 1967, ha demolito negli anni migliaia di case palestinesi ed espropriato terre. Tutte le legittime rivolte sono state represse nel sangue. Secondo i dati dell’ONU nel “periodo di pace tra il 2008 e il 2020 sotto il piombo israeliano sono periti 5.600 palestinesi e 115mila sono stati feriti. Nello stesso periodo morirono, a causa di azioni della Resistenza palestinese 250 israeliani e ne rimasero feriti 5.600. Centinaia i bambini trucidati dall’esercito sionista, 27 solo in questo 2023. La guerra c’era quindi già, non ha mai avuto soste.

Colpiti al cuore dal devastante attacco della Resistenza palestinese il governo sionista, con spudorata ipocrisia, si atteggia a vittima. Dobbiamo ricordare che sono svariate decine le mozioni di condanna di Israele approvate nel tempo dalle Nazioni Unite, tutte puntualmente disattese, tra cui quelle contro il “regime di apartheid” e la pulizia etnica; contro la violazione dei diritti umani; contro i brutali sistemi di detenzione (nell’aprile del 2022 c’erano 4.772 prigionieri palestinesi in regime di massima sicurezza, tra cui 160 bambini e 32 donne e 1.00 detenuti “amministrativi” incarcerati senza accusa); contro i crescenti “insediamenti” coloniali in Cisgiordania; contro la costruzione del più imponente muro di separazione mai costruito.

Sorto grazie ad un atto di ingiustizia, Israele ha fatto dell’ingiustizia un sistema di dominio e oppressione sistematica. Sia fatta finalmente giustizia, quindi si dia una patria al popolo palestinese, almeno sulle terre che la stessa comunità internazionale ha riconosciuto come inoppugnabilmente palestinese. Non c’è pace senza giustizia, non ci sarà pace senza il ritiro incondizionato di Israele da tutti i Territori Occupati e da Gerusalemme.

Fronte del Dissenso, 8 ottobre 2023