Su “Miracolo a Sant’Anna”, l’ultimo film del regista americano Spike Lee, si è detto e scritto molto. Qualcuno – vedi la tesi del quotidiano “il Riformista” – ha addirittura colto l’occasione per l’ennesimo dibattito sulle “responsabilità dei partigiani”. Diversi sono stati gli storici che hanno segnalato come la spettacolarizzazione cinematografica della storia coincida in genere con la sua falsificazione. Ma è chiaro che non solo di questo si tratta. La discussione è stata ampia e tutt’altro che conclusa.
Su questi temi pubblichiamo di seguito l’intervento di Pierpaolo Filippini, membro dell’Anpi e studioso della Resistenza in Lucchesia.

La Redazione

Il vero Miracolo a Sant’Anna

Pierpaolo Filippini

Già all’inizio delle riprese, Miracolo a Sant’Anna aveva suscitato polemiche tanto per gli aspetti storici, quanto per quelli etici. Questi due livelli sono soliti intrecciarsi nel nostro paese, compresso com’è tra una classe politica corrotta e “poltroniera” e movimenti reazionari che, tendendo a colpevolizzare sempre e comunque quanto parta dal popolo, sono prontissimi a riscrivere la storia a loro esclusivo favore.
Questa riscrittura avviene con la spinta e la connivenza tacita di tutte le forze di governo e di opposizione, comprese le massime cariche dello Stato. Citando Secchia si potrebbe dire che “la Resistenza accusa ancora…”, ma ora la chiamano guerra civile, come se i repubblichini non fossero stati al servizio dei nazisti.  E si tende a ricordare solo “i giorni dell’ira” dimenticando il resto ed il contesto storico ventennale. Il succo di questa riscrittura è che bisogna comunque ringraziare gli americani, che loro sì ci hanno liberato. Spike Lee (prendendo spunto da un fantasioso romanzo di James Mc Bride), voleva probabilmente fare una glorificazione delle truppe di colore che hanno combattuto sulla linea Gotica tra il Settembre 1944 e lo sfondamento della stessa dei primi di Aprile del 1945.
Niente da recriminare su questo punto purché, toccando argomenti così delicati e controversi,  si resti entro confini certi, che sono quelli storici. Se questo non avviene si corre il rischio, come in questo caso, di dare messaggi distorti (alla Giampaolo Pansa, per intenderci) o essere manovrati da altri. Guarda caso, la RAI lottizzata fa parte dei promotori della pellicola. Ma atteniamoci ai fatti.
S. Anna di Stazzema fu circondata da tre colonne tedesche, guidate dai repubblichini fascisti  locali (collaborazionisti con il nemico, per dirla tutta) alle prime luci dell’alba di sabato 12 Agosto 1944. La strage inizia intorno alle 7; alle 12 circa era tutto finito: 560 morti quasi tutti bambini, donne e anziani. Non fu rappresaglia: i primi di Agosto del 1944 S. Anna era stata definita dallo stesso comando tedesco “zona bianca” ossia località adatta ad accogliere sfollati ed in più, come si evince dalle documentazioni dei comandi tedeschi e delle brigate partigiane che combatterono sulle Apuane meridionali, non c’era, alla fine di Luglio, nessuna attività bellica nei confronti delle truppe di occupazione che potesse “giustificare” l’eccidio (se mai un’azione contro civili inermi possa essere giustificata).
Tra l’altro, il parroco stesso di S. Anna, Don Giuseppe Vangelisti, interrogato dai componenti della commissione d’inchiesta militare alleata sull’eccidio, riferì sulla completa estraneità ad avvenimenti bellici o e sull’assenza di armi nel paese.
Si trattò quindi di un atto terroristico e di un’azione premeditata e studiata in ogni dettaglio al fine di distruggere un intero paese inerme. La solita dimostrazione della forza delle armi, spesso al di là delle stesse esigenze militari, tipica di tutta l’occupazione nazista in Europa, coadiuvata dai collaborazionisti locali. Ma questi comportamenti terroristici non furono solo nazisti e non sono avvenuti solo in Europa. Sono stati e sono purtroppo comportamenti ricorrenti di tutti gli eserciti imperialisti in tutte le epoche ed in tutto il mondo.
Tornando ai fatti, Viareggio fu liberata il 16 Settembre 1944 ed i primi americani che videro S. Anna arrivarono il 25 Settembre per effettuare un sopralluogo (otto uomini agli ordini del capitano  Jack e del tenente Arden con il compito di verificare le notizie sulla strage raccolte qualche giorno prima). Di prigionieri e sbandati americani sulle montagne della zona nemmeno l’ombra, né prima, nè dopo il 12 Agosto. Tanto più che nessuna missione alleata era stata paracaduta alle formazioni partigiane. Questi i fatti.
Dalla pellicola emerge invece che la strage di Sant’Anna sarebbe stata il risultato di una rappresaglia in seguito a fatti d’armi compiuti contro le truppe germaniche; che queste ultime nonostante tutto avessero, seppure nella disperazione di una guerra logorante ed aspra, sprazzi di umana cavalleria; che le forze partigiane erano composte per lo più da elementi, magari rivoluzionari (sopportabile già fino ad un certo punto) ma privi di ogni etica, di qualsiasi forma di scrupolo e carichi di rancori personali; che i soldati americani, seppur con le loro piccole debolezze umane, fossero comunque dotati di alto senso morale, come coloro che hanno combattuto per la libertà di tutti i popoli (come stanno facendo adesso, esportando la democrazia in tutti i paesi a suon di stragi e bombe), pagando in prima persona con la vita.
Bisognerebbe che qualcuno facesse capire al Sig. Spike Lee, emerito prodotto della democrazia americana, che la libertà di espressione, quantomeno nel campo storico, va sempre supportata da verità e documentazione. Vista la giusta rivalorizzazione che egli vuol fare delle truppe di colore, tanto ignominiosamente trattate dai vertici militari statunitensi, bisognerebbe ricordargli anche quanto le truppe americane (comprese quelle di colore), hanno fatto nel nostro paese. Stupri e violenze ai danni di ragazze e donne, o solamente “comprandole” per la fame, causata da un regime che aveva portato l’Italia alla disperazione, altro che storie romantiche di amori e gelosie.
Oppure bisognerebbe ricordargli i bombardamenti indiscriminati che hanno distrutto tante città senza che queste costituissero un obiettivo militare, come la scuola elementare di Gorla (Mi) dove il 20 Ottobre 1944, per un cinico errore degli eroi carichi di “democratica umanità americana” più di 200 bambini con insegnanti e bidelli morirono sotto un bombardamento aereo (naturalmente senza dimenticare, fuori dall’Italia, Colonia, Dresda, Hiroshima, Nagasaki, e molte altre). Il signor Spike Lee, con il senno del poi, avrebbe fatto meglio ad evitare di glorificare dei militari, specialmente senza avere una conoscenza storica ed anche territoriale degli avvenimenti perché in questo modo si rischia, come è sempre successo nelle guerre riscritte dai vincitori, di far confusione tra innocenti e colpevoli, soldati e assassini, tra martiri e terroristi. Ciò che invece dovrebbe sapere è che, grazie a tutti gli apparati politici italiani e soprattutto alleati (quelli tedeschi hanno cercato obiettivamente che ciò non accadesse), un miracolo a S. Anna c’è stato veramente.
C’è stato dal 1945 al 1994, ma non ha riguardato solamente S. Anna di Stazzema ma tutte le località in cui è avvenuta una strage, salvo Marzabotto e le fosse Ardeatine (che hanno visto condannare e scontare la pena agli autori materiali, cioè i comandanti dei reparti implicati nell’azione, il colonnello Kappler a Roma e il maggiore Reder a Marzabotto), dove i responsabili degli eccidi   non sono mai stati assicurati alla giustizia; dove, con la connivenza dei governi alleati, Kesserling, Simon, Van Mackesen, Harster ed altri sono stati prima condannati e poi assolti e liberati, permettendo loro di finire la vita nel proprio letto. Così come tanti fascisti italiani collaborazionisti. Ma l’ “armadio della Vergogna” non è stato riscoperto che nel 1994, “insabbiato”, com’è risultato, dal ministro degli interni Taviani, democristiano come il ministro della difesa Martino, padre del berlusconiano Antonio Martino.
Questo sarebbe stato il vero miracolo di cui un regista serio avrebbe dovuto occuparsi per poter rendere onore ai quei soldati, disprezzati dalla loro stessa nazione perché di colore diverso, ma partiti per la guerra, generosamente e in buona fede, pensando di essere chiamati a liberare un popolo oppresso e che per questo sono morti. O forse avrebbe dovuto occuparsi del vero Miracolo accaduto: sì, perché nonostante le ignominiose stragi, da S. Anna di Stazzema a tutti gli altri paesi dove queste sono avvenute, questi luoghi sono ancora vivi; sono vivi Boves e Marzabotto, Vinca e la Palude di Fucecchio, Roma con le fosse Ardeatine e Parigi con le Mont Valerien, Vidice e Oradour la Benedicta ed il Passo del Turchino ed altri e ancora più attuali come Falluja. Sono vivi, nonostante  i ripetuti tentativi di strumentalizzazione, falsificazione o di “rimozione”, nella memoria di tutti coloro che hanno a cuore la parola RESISTENZA.