Il Papa e il cardinale 

Silenzi, omissioni e giravolte della sinistra di fronte al genocidio che si compie a Gaza

di Leonardo Mazzei 

 

Un cardinale, Renato Raffaele Martino, ha dichiarato in un’intervista che “Gaza somiglia sempre più ad un grande campo di concentramento”. Poco più di un anno fa, per aver usato espressioni simili nell’appello “Gaza Vivrà”, ci toccò la solita accusa di antisemitismo da parte di una sinistra benpensante quanto nullafacente. Ed il solito Magdi Allam denunciò dalle pagine del Corriere che: “In Italia si è di fatto costituito un partito trasversale pro-Hamas, il gruppo terrorista islamico palestinese bandito dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea”. La stessa accusa è scattata ora per il cardinale, dipinto dai sionisti come una sorta di portavoce della “propaganda di Hamas”.

Se il cardinale ha parlato chiaro, cosa fa la sinistra italiana?  

 

Qualcuno penserà che la domanda sia mal posta, dato che non c’è una sola sinistra. Questa obiezione è sensata solo in apparenza, visto che in Italia il bollino di “sinistra” è da tempo appannaggio di un’area politico-culturale ben definita, che ha una sua geometria variabile ma sempre all’interno di precise coordinate “politicamente corrette”. Quest’area comprende il Manifesto, la sinistra Cgil, l’Arci, i vari brandelli del Prc (compreso il suo segretario), l’ambientalismo compatibile ed altre sotto-categorie dell’italico camaleontismo. Quest’area a volte si divide, ma alla fine vivacchia sempre sotto lo stesso tetto, quello dell’opportunismo. E’ quell’opportunismo che impedisce ai poco onorevoli rappresentanti di questo mondo decadente – che proprio per questo ha un grande accesso ai media – di pronunciare parole chiare come quelle del cardinale Martino.

Chi vuole verificarlo non ha altro che da scorrere dichiarazioni, articoli, interviste ed appelli provenienti da questo ambiente, dove non troverà mai (ma proprio mai) la sacrosanta definizione dell’assedio di Gaza come campo di concentramento. Può essere un caso?  

 

Questa sinistra col bollino non ha cardinali, ma di certo ha un Papa. Intoccabile ed immarcescibile corrisponde al nome di Pietro Ingrao. Su Liberazione del 7 gennaio, pur di non esprimersi come il cardinale, il Papa Ingrao parla di “tormentata striscia di Gaza”. Ma ancora più interessante è la vera preoccupazione che sembra stargli a cuore: “Sono convinto che non è con quella violenza iniqua che Israele può tutelare il suo domani. Anzi credo, temo che con questa aggressione infausta essa seminerà nuovo alimento per gli estremisti disperati di Hamas”. Dunque, come tradurrebbe un vaticanista al volgo, le preoccupazioni del Pontefice sono due: la tutela del domani di Israele, impedire che si rafforzi la Resistenza all’occupazione sionista. 

Ovviamente, Papa Ingrao non è solo. Nel nostro disgraziato paese l’opportunismo ha tanti adepti, ed in questi casi le vie del Signore sono davvero infinite. E’ impossibile perciò dare conto degli innumerevoli esempi di questa ipocrisia coltivata a sinistra, per cui ci si commuove per le vittime (meglio se donne e bambini) ma mai si affrontano i nodi della guerra imperialista o del colonialismo sionista. E, soprattutto, mai si accetta l’idea – che guarda caso è l’esatto opposto dell’opportunismo – della Resistenza all’oppressione. Questa sinistra considera legittima la resistenza al nazifascismo, ormai imbalsamata da sessant’anni, ma da almeno trenta si schiera sistematicamente contro le resistenze popolari in nome di un pacifismo senza principi. 

 

Limitiamoci ad alcune citazioni, un po’ alla rinfusa, tratte dalla stampa degli ultimi giorni.

Scrive Alessandra Mecozzi, dell’Ufficio internazionale della Fiom (il Manifesto del 6 gennaio) che l’attacco di Israele ha ottenuto il “prevalere del braccio armato di Hamas e dei gruppi islamici più estremisti; alimento alla logica dello scontro di civiltà”.

Ancora più netta e preoccupata la parlamentare europea del Prc, Luisa Morgantini, che sulle stesse pagine così si esprime: “Certo Hamas con il lancio dei razzi impaurisce ed è una minaccia contro la popolazione civile israeliana, azioni illegali e criminali, da condannare. Bisogna fermarli”.

Ed ancora: “Io non brucio bandiere né israeliane né di altri paesi e penso che Israele abbia il diritto di esistere come uno stato normale, uno stato per i suoi cittadini, con le frontiere del 1967, molto più ampie di quelle della partizione della Palestina decisa dall’Onu nel 1947”.

La sintesi di posizioni come queste è rappresentata dall’appello della Tavola della Pace che indice la prossima manifestazione di Assisi. In quel testo, firmato da Cgil, Arci, Acli, ecc., la pilatesca scelta dell’equidistanza è chiara e netta. Per costoro è inaccettabile l’attacco a Gaza, ma prima ancora “inaccettabile è il lancio di missili contro Israele”. Sono inaccettabili le violenze subite dai palestinesi, ma prima ancora “inaccettabili sono le minacce di distruzione dello Stato di Israele”

 

Questa sinistra del “né né”, se certo non è assimilabile alla “Sinistra per Israele” che imperversa nel Partito Democratico, è pur sempre portatrice di un opportunismo congenito quanto disarmante.

E proprio le vicende del Pd ci ricordano di come lo smottamento filo-sionista della sinistra italiana venga da lontano. Dopo le vergognose prese di posizione espresse da Napolitano, ce lo dice chiaramente l’autentica caccia alla volpe scatenatasi contro Massimo D’Alema, reo di avere da un lato posizioni più “europee” e dall’altro di richiamarsi a quella che era la tradizionale politica italiana nel Mediterraneo ai vituperati tempi della prima repubblica.

Ma al di là della sinistra politica in senso stretto esiste anche un’area di opinione, meno inquadrabile politicamente ma assai estesa culturalmente.

Un prodotto di questa area è l’ex leader di Lotta Continua, Adriano Sofri. Questo delinquente con la penna merita davvero di essere citato. Con un articolo su la Repubblica del 7 gennaio, intitolato “Il sacrificio dei bambini”, sviluppa la tesi cara ai sionisti di un uso propagandistico dei corpi martoriati dei bambini da parte di Hamas, come se la loro morte non fosse venuta dalle bombe e dai proiettili di Israele.

Leggere per credere:

“Morte amputazione e pianto di bambini vengono esibiti per guadagnare un consenso alla propria causa e una ribellione alle ragioni del nemico”

Ci si spinge ad “esporre deliberatamente all’azzardo peggiore i bambini della propria stessa gente, e perfino a ostacolarne il soccorso per rincarare la rendita del lutto e della commozione universale. Il cinismo politico e il fanatismo religioso cospirano alla lugubre venerazione del martirio dei bambini. Fra gli uomini che ostentano i piccoli corpi esanimi ce ne sono che hanno auspicato e provocato l’orrore che si va consumando”.

“Non c’è nessun Erode geloso a mandare aerei e carri sulla striscia di miseria e rancore. Gli israeliani vogliono davvero ridurre al minimo le vittime civili”.

“Hamas si serve vilmente degli scudi umani, predilige bambini donne e vecchi, tramuta moschee e pareti domestiche in ripari di armi e mine”. 

 

Fin qui l’ex lottatore continuo, oggi in servizio permanente effettivo presso il partito americanista-sionista operante nel nostro paese.

Ma si tratta di opinioni isolate? Difficile crederlo. Ed un altro terreno prediletto dall’opportunismo di sinistra è quello religioso.

Il fatto che le manifestazioni di sabato scorso siano state segnate da una forte presenza delle comunità arabe ed islamiche gli ha fatto storcere il naso. Avrebbero preferito meno persone in piazza, ma politicamente più corrette. Sono amanti della pluralità e della “diversità”, però solo quella che piace a loro. Ma è solo il grido Allah Akbar a dargli fastidio? O meglio, è solo il suo aspetto immediatamente religioso, o non è piuttosto il richiamo indiretto ad una resistenza che non è solo politico-militare ma anche culturale? Ovvio che la risposta è la seconda.

Rappresentativa di questa sinistra molto, ma molto perbene, è la lettera di Manuela Cartosio al Manifesto, nella quale polemizzando addirittura con il giornale di cui pure è collaboratrice, scrive: “Tace su di noi che da un pezzo siamo costretti a allontanarci da manifestazioni per una giusta causa che usano un linguaggio sbagliato: manichini e bandiere bruciate, stella di David uguagliata alla svastica, ora le preghiere rivolte alla Mecca”.

La prima domanda che sorge spontanea è la seguente: se le preghiere, anziché islamiche, fossero state cristiane od ebraiche, avrebbe Cartosio scritto le stesse cose? Ognuno faccia mente locale per 10 secondi e si dia la facile risposta.

Ora, si da il caso che mentre le comunità islamiche si mobilitavano per Gaza buona parte della sinistra laica e benpensante era sulle piste da sci, al mare in qualche località esotica e comunque in tutt’altre faccende affaccendata. Ma anziché prendersela con questa letargia dell’occidente – di sinistra, di destra e di centro, laica e non – Cartosio se la prende con gli immigrati: ma non c’era già la Lega?

Anziché salutare la scesa in piazza delle comunità arabe e musulmane come un fatto positivo e di grande portata, Cartosio se la prende con le preghiere rivolte alla Mecca. Probabilmente secondo costei gli immigrati avrebbero dovuto sì manifestare ma con equidistanza, con parole d’ordine politicamente corrette, sotto le bandiere della sinistra in vacanza, con Repubblica e il Manifesto sottobraccio e magari chiedendo un autografo (se ci fosse stato) a Bertinotti.

Bruciare bandiere? Che orrore!, mica come bruciare esseri umani. Accostare la svastica alla stella di Davide? Pazzesco, in Palestina mica ci sono i campi di concentramento, e noi mica siamo estremisti come il cardinale! 

Ecco perché questa sinistra ci fa sinceramente schifo. Ecco perché politicamente è morta.