“Chi è l’imbecille?”
Questa domanda abbastanza retorica circola ormai da lunedì mattina, quando il Commissario “a tutto” (terremoto, rifiuti campani, beni archeologici di Roma, G8 alla Maddalena ecc.), Guido Bertolaso, ha iniziato a capire come spesso la presunzione possa giocare scherzi davvero brutti ed imprevisti.
Sarebbero molte le cose da dire sul terremoto abruzzese, a partire dall’inesistenza della prevenzione antisismica fino alla fragilità indecente di strutture pubbliche fondamentali come gli ospedali.

Come noto le catastrofi naturali non sono mai del tutto “naturali”, ed in questo come in altri casi enorme è la responsabilità di chi ha chiuso entrambi gli occhi sul rispetto delle norme costruttive degli edifici pubblici e privati.
Ma il terremoto d’Abruzzo, mentre ha confermato questa ben nota situazione, ha messo in luce anche il misto di pochezza ed arroganza che ha unito nell’occasione la classe politica e la scienza “ufficiale”, intendendo per quest’ultima quella parte decisiva del mondo scientifico che vive in simbiosi con il potere politico ed economico.

La vicenda è nota e possiamo perciò riassumerla per sommi capi. Il 28 marzo scorso, mentre si susseguivano diverse scosse di bassa intensità, un oscuro ricercatore dell’Aquila, Giampaolo Giuliani, decide di lanciare l’allarme per una forte scossa in arrivo. La sua previsione si basa sui valori di un gas radioattivo, il radon, da lui rilevati nella zona. Scattato l’allarme, Giuliani viene immediatamente attaccato dal capo della Protezione civile, Bertolaso, che dichiara: “Le scosse di terremoto che continuano a scuotere l’Abruzzo non sono tali da preoccupare ma purtroppo a causa di imbecilli che si divertono a diffondere notizie false siamo costretti a mobilitare la comunità scientifica per rassicurare i cittadini”. Dopo di che per Giuliani scatta l’accusa di “procurato allarme”.
Per alcuni giorni i fatti sembravano voler dare ragione al commissario tuttofare, ma alle 3,32 di lunedì 6 aprile si è finalmente capito chi era l’imbecille davvero pericoloso per la pubblica incolumità.

La vicenda si è fatta ancor più interessante perché l’autore della gaffe cosmica di cui sopra, anziché prendere atto della situazione, ha insistito con quella testardaggine di cui spesso i somari super-protetti sono ben più dotati degli asini a quattro zampe.
Ma la cosa davvero significativa è che il presuntuoso capetto della Protezione civile sia stato coperto dall’intera classe politica (con rarissime eccezioni), e dalle voci ufficiali della scienza geologica e sismologica.
Insomma, anche in questo caso la classe politica si è comportata da casta, ed altrettanto hanno fatto gli scienziati che vivono grazie ad essa.

Hanno delle attenuanti? Le avevano fino a lunedì mattina, dopo non più. Se fino al sisma di quella notte potevano, motivatamente, sostenere l’inattendibilità delle previsioni di Giuliani, comunque la loro inevitabile indeterminatezza circa il luogo ed il giorno dell’evento, dopo quella scossa ogni persona ha compreso che la previsione di un terremoto mancata per una sola settimana è in realtà una previsione clamorosamente azzeccata.
Perché non prenderne serenamente atto? Bertolaso e gli altri responsabili (politici e tecnici) avrebbero potuto argomentare l’impossibilità (reale) dell’evacuazione di un’intera regione a tempo indeterminato, riconoscendo al tempo stesso che il campo di ricerca (peraltro già individuato da 40 anni) su cui ha lavorato Giuliani è serio e meritevole di essere sviluppato.
Questo avrebbe suggerito il buon senso, ma Bertolaso, Berlusconi, e tutto il governo al loro seguito, hanno scelto un’altra strada. Così pure Enzo Boschi, presidente dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia (INGV).
Come mai?

Il dogma è nemico della conoscenza, ma questa ovvietà sembra ignota ai vertici del potere politico e scientifico.
Il metodo di Giuliani – certamente rudimentale e da perfezionare – si basa sull’ipotesi, già verificata in occasione di altri eventi sismici, di una certa relazione tra l’aumento della concentrazione del radon ed i movimenti di faglia che originano i terremoti. La mini-rete che Giuliani ha realizzato in proprio consta di soli cinque apparati di rilevazione. Cosa si potrebbe ottenere con una rete più ampia e distribuita nel territorio?
Impossibile dirlo, ma sembrerebbe del tutto sensato provare questa strada.
Ma così non è per il guru Boschi, che ieri ha dichiarato ad un programma di RadioUno che “prevedere il terremoto è impossibile e lo sarà per qualche generazione”. Davvero una sicumera eccessiva in bocca ad un personaggio che l’allarme – con tanto di evacuazione – lo dette ben 24 anni fa, esattamente il 23 gennaio 1985.
Il terremoto previsto non vi fu, ma le popolazioni dei comuni della Garfagnana messe in allerta ancora si ricordano l’annuncio in diretta al TG delle 20 con tanto di fogliolino passato frettolosamente nelle mani del conduttore del telegiornale che, un po’ sbigottito, non poté far altro che leggere l’insolito preallarme sismico diramato (anche su indicazione di Boschi) dall’allora ministro alla Protezione civile Giuseppe Zamberletti.

Nonostante le scomuniche dall’alto nei sui confronti, Giuliani non è però solo. Del resto le ricerche sul radon vanno avanti in diversi paesi dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Fino ad oggi non si sono ottenuti risultati davvero soddisfacenti ai fini della previsione, ma forse proprio gli studi del ricercatore abruzzese potranno essere utili nel prossimo futuro.
Sul Corriere della Sera dell’8 aprile si legge il titolo: “Gli atenei <> nel radon: previsioni possibili”. L’articolo informa sui progetti messi a punto dalle università di Bari e Pisa. In particolare quest’ultima ha elaborato uno studio di fattibilità per il monitoraggio del radon nelle acque sotterranee della Garfagnana e della Lunigiana, le due zone più sismiche della Toscana.
Perché allora questo esacerbato ostracismo nei confronti di Giuliani?

Non c’è che una spiegazione: l’arroganza, la tracotanza del potere. Tanto di quello politico, quanto di quello “scientifico”. Il potere non ammette, non può ammettere di essere stato smentito da un oscuro ricercatore. Non lo ammette, non lo può ammettere neppure se – come in questo caso – l’opinione pubblica non avrà poi troppa difficoltà a formarsi una sua idea sulla questione.
Se questo avviene per un terremoto, figuriamoci per i grandi e piccoli fatti della politica quotidiana…
Ma questo comportamento non è solo arrogante, è anche stupido. Troppo distante dalla sensibilità comune, questo atteggiamento offende l’intelligenza altrui e passa un limite assai pericoloso: quello del ridicolo.
Anche un terremoto può così essere una spia della qualità della classe dirigente. Questa qualità è pessima ed accorgersene è ogni giorno più facile.