Gianluigi Maddalena interviene sulle questioni sollevate dall’articolo di Leonardo Mazzei, Verso il regime?

Il tema affrontato da Leonardo è certamente di estrema attualità, sia per la situazione obiettiva, sia per le opinioni che su questa vengono espresse da vari commentatori di diversa fede politica.
Si possono intanto fare alcune chiose all’analisi che ci viene sottoposta:

Sul primo paragrafo non si può che convenire, aggiungendo però quali responsabili della “degenerazione della vita politica” anche i partiti della cosiddetta “sinistra radicale” (Rifondazione, PDCI, Verdi). A parte la loro essenza, così in contrasto con  l’aggettivo qualificante “comunista”, la loro partecipazione al mai abbastanza vituperato governo Prodi, ha spazzato via ogni possibilità di fare riferimento ad una forza credibilmente antagonista e, soprattutto, alternativa. Da sempre, quando una forza di sinistra fallisce e perde credibilità, si spalanca la porta alla revanche di una destra spesso ben altrimenti determinata.

Si può essere d’accordo anche sulla verosimile possibilità dell’instaurazione di una forma di regime. Sono però dell’idea che il regime, se sarà berlusconiano, lo sarà  solo come prodromo di una cosa più “seria”, cioè più dura e reazionaria.

Sul “moto reazionario che percorre l’Italia” non si può che convenire, aggiungendo che oltre “agli ampi strati popolari” pronti a buttarsi nelle braccia del Salvatore e affetti da crescente razzismo (ma il vero salvatore non sarà Berlusconi per “statura”, capacità, sostegni necessari, e vera durezza, che gli mancano), ci saranno anche molti appartenenti ai famosi “ceti medi progressisti”,  attualmente antiberlusconiani che, per difendere i loro privilegi da una crisi economica più corrosiva, sosterranno facilmente un regime classista cercando di restare a galla sulle spalle di altri.

Naturalmente la perniciosità del bipolarismo è sotto gli occhi di tutti coloro che hanno almeno un po’ a cuore la democrazia. L’intossicazione ideologica operata dalla “sinistra democratica” è stata però fortissima, tanto che il suo sostegno determinante al bipolarismo ha trovato largo consenso, così come le altre nefandezze elencate. Anche in questo la “sinistra radicale” ha grandi responsabilità: Rifondazione, dopo aver dichiarato più volte al suo nascere che il PD era il vero nemico da battere, il cavallo di Troia del turbo capitalismo, gli ha concesso infinite attenuanti per finire addirittura col governarci assieme.

E’ giusto lanciare una campagna per la cacciata di Berlusconi, però è necessario tener presente quello che viene detto più volte: cioè che la politica del leader populista ha un grosso sostegno popolare ottenuto con il diffondersi in profondità di una precisa ideologia: quella del mercato senza limiti, senza “lacci e lacciuoli”, dove prevale il più forte, il più capace e rapace, il più furbo. E’ veramente sbalorditivo, nel nostro paese devastato quant’altri mai dalla speculazione edilizia, dalla discarica selvaggia e dall’inquinamento, sentire i contadini imprecare contro “gli ambientalisti” quali portatori di una crisi agricola che vede invece le sue cause nella mancata razionalizzazione della distribuzione e nella valanga di prodotti stranieri che invadono il mercato. I piccoli imprenditori prendersela con un sindacato che in realtà è mille miglia lontano dal “contrattare al meglio la vendita della forza lavoro” e che anzi è diventato propaggine dei più forti apparati industrial-finanziari. Gli operai dal canto loro prendersela con quello che hanno più vicino, e cioè con gli immigrati, visti come coloro che gli contendono il lavoro e la casa, dissanguano i “suoi” servizi sociali, e ammorbano l’ambiente con religioni fanatiche e costumi medioevali.

In questo frangente ci sono “ripensatori marxisti” sostenere che la crisi, per quanto dura, non solleverà di certo ribellioni da parte delle masse popolari, ma al massimo di “minoranze”, quasi che nella storia queste siano sempre state ininfluenti.
Io penso che se la recessione sarà molto forte può succedere di tutto, anche se non la presa del Palazzo d’Inverno.
Purtroppo quello che manca è proprio un’avanguardia potenzialmente egemonica. Però il ruolo e i compiti di una forza che critichi a fondo il sistema politico ed economico devono essere svolti. Il consenso e la presa che potranno avere le sue parole d’ordine e le sue proposte dipendono da tanti fattori, in primis dalla situazione obiettiva che può conoscere più variabili. Il contesto storico non è certo dei più favorevoli, considerato il deserto lasciato dal naufragio del comunismo novecentesco che sembra aver disseccato ogni idea di società altra da quella capitalista.

In ogni caso il compito va accettato poiché è obbligatorio tenere in vita una forza antagonista, anche se questa potrà avere vita dura e non conoscerà  seguiti smisurati. Non è il caso di fare impropri  paragoni storici, però ricordiamoci la vita tribolata dell’antifascismo militante durante l’altro regime. Ad un certo punto parve quasi soccombere ma poi…..

Ci si può incoraggiare ricorrendo senza vergogna ancora una volta al bravo Eraclito: Chi non spera in quel che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché lo avrà fatto diventare, non sperandolo, qualcosa che è introvabile e a cui non porta nessuna strada.