Il vulcano greco

Cronaca dello sciopero generale del 5 maggio
di Savas Michael Matsas (da Atene)

Poiché il Parlamento greco era pronto a votare le misure richieste da FMI e dalla UE, imponendo un programma di misure draconiane per salvare il capitalismo dalla bancarotta, la classe lavoratrice greca e le masse popolari si sono mobilitati per respingerlo. Lo sciopero generale del 5 maggio è stato un grande successo, e solo un inizio.

Più di 300 mila persone hanno manifestato ad Atene nel giorno dello sciopero generale in una delle più grandi manifestazioni mai viste nella capitale greca, paragonabile solo alle mobilitazioni che seguirono il crollo della dittatura militare nel 1974.
Un grande successo malgrado le divisioni all’interno del movimento operaio.
GSEE e ADEDY, ovvero le federazioni sindacali dei settori privato e pubblico controllate dal  PASOK, avevano indetto la loro manifestazione a Alexandras Avenue; il Pame, sindacato controllato dal Partito comunista (KKE) ha invece convocato la sua manifestazione a piazza Syntagma; mentre la sinistra extra-parlamentare e gli anarchici si sono trovati di fronte al Politecnico. Il risultato è stato che tutte le strade e gli spazi pubblici, da piazza Syntagma, a piazza Omonia, fino a Alexandras Avenue, sono stati occupati da una massa enorme di cittadini, organizzati e non.

Quando la manifestazione del Pame e del KKE era finita e i manifestanti cominciavano a disperdersi, il corteo in partenza dal Politecnico non aveva nemmeno iniziato la sua marcia. 
Migliaia di lavoratori non organizzati, gente comune arrabbiata,  hanno cercato di invadere e occupare il Parlamento gridando «Liars! Ladri! Noi non pagheremo per i vostra furti!».
La polizia anti-sommossa ha attaccato la folla. All’interno del parlamento, che era in sessione, il leader del partito di estrema destra Laos, Karatzaferis ha accusato solennemente il KKE per l’attacco al Parlamento. Quando mai? Erano “cani sciolti”, non certo alle direttive del KKE ad avere tentato di sfondare i cordoni a difesa del parlamento.
Infatti la direzione del KKE ha risposto accusando lui come agente provocatore, nonché denunciato il tentativo popolare di occupare il Parlamento come “una provocazione”.

La manifestazione aveva cominciato a trasformarsi in una rivolta popolare.  La polizia anti-sommossa aveva enormi difficoltà a contenerla, ciò nonostante la sua brutalità e le tonnellate di gas lacrimogeno lanciate contro i manifestanti. Lo spettro della rivolta del dicembre 2008, ossessione della borghesia negli ultimi due anni, è tornato.
Purtroppo un tragico incidente, la morte di tre lavoratori intrappolati in una banca messa a fuoco con bombe molotov, ha dato la possibilità al governo, alle forze di repressione dello Stato, e a tutti i partiti borghesi di usare questo fattaccio per calunniare e reprimere il movimento di massa.
Responsabile di queste morti, così come della brutale ferocia della polizia antisommossa contro i manifestanti (tra cui gli attacchi contro il forte contingente del Partito Operaio Rivoluzionario –EEK – “bersaglio oramai abituale” della polizia) sono il governo del PASOK, il FMI e l’UE, la polizia e l’esercito del grande capitale.

Potenti manifestazioni hanno avuto luogo anche a Salonicco, e in tutte le principali città del paese.
I trucchi propagandistici dei capitalisti e dei loro mezzi di comunicazione di massa possono fermare la crescente rabbia popolare alimentata da una crisi senza precedenti, un fallimento sistemico che il capitalismo pensa di scaricare sulle spalle dei lavoratori e dei disoccupati.

Noi non pagheremo i guasti causati dai ladri capitalisti!

Non pagheremo i debiti contratti dalla borghesia greca coi briganti internazionali!
Alt al FMI! Fuori la Grecia dall’Unione europea del grande capitale!| Via i loro lacchè del governo PASOK!
Per uno sciopero ad oltranza che apra la strada al potere operaio e al  socialismo!

Chiamiamo l’intera classe lavoratrice internazionale ed europea ad unirsi a noi nella solidarietà nella nostra lotta comune. Per una soluzione internazionale socialista. Usciamo fuori dal sistema capitalista che rischia di seppellire sotto le sue rovine tutti noi!

05 maggio 2010