Dal Partito Comunista di Grecia (marxista-leninista)

Chi segue il nostro sito sa quale importanza attribuiamo alle vicende greche. Noi riteniamo che quanto accade in questo paese sia solo il primo atto di più grandi sconvolgimenti sociali e politici che riguarderanno tutta l’Europa, Italia compresa. In questa prospettiva abbiamo pubblicato le prese di posizione dell’EEK (Partito Operaio Rivoluzionario di Grecia), un’organizzazione trotskysta che non fa mistero della sua vicinanza alla gioventù anarchica. Questa volta pubblichiamo la presa di posizione del KK(m-l), una storica organizzazione maoista greca (con la quale come Campo Antimperialista abbiamo svolto negli anni passati numerose iniziative congiunte).
Contrariamente all’EEK il KKE (m-l) esprime una vibrata condanna delle pratiche di guerriglia degli anarchici, le quali hanno portato alla morte dei tre lavoratori intrappolati nella banca data a fuoco il 5 maggio scorso, in occasione del più grande sciopero generale degli ultimi quaranta anni. Una condanna non molto dissimile (provocatori) da quella del KKE, del Partito comunista greco. Un presagio di quanto potrebbe accadere altrove nel prossimo futuro, ovvero di una divisione del movimento anticapitalista che non sta nei contenuti, ma nelle pratiche di lotta.

Mercoledì 5 Maggio centinaia di migliaia di lavoratori greci del settore pubblico e privato, disoccupati, giovani, pensionati, immigrati, piccoli imprenditori, ecc, hanno affollato le strade delle principali città greche in occasione dello sciopero generale. Per molti decenni il paese non ha vissuto manifestazioni così massicce e radicali. Ad Atene il corteo è stato enorme e ha avuto una lunga durata, nonostante le continue aggressioni della polizia e delle forze anti-sommossa (MAT). Altrettanto grandi le manifestazioni a Salonicco, Patrasso, Ioannina, Larisa, Volos ma anche nei capoluoghi delle isole dell’Egeo e dello Ionio nonché nei capoluoghi dell’isola di Creta. Con queste manifestazioni, la grande maggioranza del popolo greco ha dichiarato in modo palese che è contrario ai provvedimenti e alle manovre macroeconomiche intraprese dal governo greco in collaborazione con il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea. Di più, la maggioranza del popolo greco ha chiarito che lotterà con grande determinazione al fine di respingere i provvedimenti adottati.
 
Le manovre economiche annunciate sono state il frutto dell’accordo tra il governo del PASOK e il FMI e l’UE. Oltre tutto, tali manovre prevedono grandi diminuzioni al livello dei salari dei lavoratori del settore pubblico nonché migliaia di licenziamenti, tagli alle pensioni, liberalizzazione della quota legale dei licenziamenti nel settore privato, diminuzione dell’indennità di buonuscita nel caso del licenziamento, abolizione dei contratti collettivi di lavoro, grandi aumenti delle imposte indirette, aumento dell’IVA, privatizzazioni, grandi tagli alla spesa pubblica nei settori della sanità, della pubblica istruzione e dello Stato sociale. In pratica, tali manovre costituiscono una politica di bestiale barbarie sociale, la quale avrà come effetto immediato un salto all’indietro della Grecia di decenni, quando era diffusa la povertà, la disoccupazione e la pauperizzazione della maggior parte del popolo greco. Gli scopi basilari e reali dei provvedimenti sono: il salvataggio degli speculatori-creditori della Grecia, la grande diminuzione del costo del lavoro per poter attirare i feroci investitori stranieri, la svendita della ricchezza del paese e la tutela dei profitti della borghesia interna. Tramite questi provvedimenti macroeconomici, la Grecia si arrende totalmente al Capitale straniero imperialistico e alle sue Organizzazioni internazionali. La Grecia si trasforma in modo automatico ed ufficiale in una colonia dei «banditi» stranieri e contemporaneamente il popolo greco dovrà sottomettersi ai sostegni economici internazionali e agli ordini del FMI e degli Europei imperialisti.
 
Questo procedimento non è stato effettuato dall’oggi al domani. Mediante la partecipazione della Grecia nell’Unione Europea (ex Comunità Europea) agli inizi degli anni ’80, l’economia greca si è sottomessa alle direttive dei monopoli europei ed è stata espugnata dalle multinazionali e dal Capitale Europeo in misura maggiore rispetto agli anni precedenti. Gradualmente, sono stati distrutti i seguenti settori: il settore agricolo, l’industria leggera e le strutture produttive. Inoltre, c’è stato il crollo delle esportazioni di quei settori produttivi nei quali la Grecia presentava enormi vantaggi comparati rispetto ad altri paesi. La produzione interna è stata sostituita dall’aumento delle importazioni. La situazione ha iniziato ad aggravarsi dopo l’adesione del paese alla zona Euro e dopo l’evidenziarsi dell’incapacità dello Stato Greco di attuare una politica monetaria e valutaria indipendente. La Grecia, come del resto tutti i paesi della periferia europea, è diventata un grande cliente delle esportazioni tedesche e francesi, le quali venivano sovvenzionate e finanziate dai prestiti Statali e dall’indebitamento dei soggetti privati. In Grecia è fallito il sistema elitario della borghesia interna, il quale aveva come obiettivo principale la trasformazione della Grecia in un paese dove il settore terziario e il settore turistico sarebbero stati prevalenti. Il sistema non ha evitato il fallimento perché è stato influenzato in modo immediato dall’intrusione del Capitale straniero e dagli effetti della crisi internazionale capitalista.

La crisi debitoria della Grecia costituisce solamente il primo capitolo di una crisi generale, la quale è stata innescata dalle economie del Sud Europeo ed è il frutto del conflitto tra i capitali, delle valute, dei tassi di cambio e delle politiche intraprese nel contesto delle forze imperialistiche. In pratica, si verifica un antagonismo forte, causato dalla crisi capitalista e dal susseguirsi dei tentativi intrapresi dalle parti economiche – finanziarie al fine di attribuire una all’altra il costo pesante della crisi capitalista. L’ aggressione dei cosiddetti speculatori al fine di ottenere la bancarotta dello Stato Greco ha come obiettivo principale il sabotaggio dell’Euro e la messa in prova della coesione dell’Eurozona. La Grecia è stata scelta perchè rappresenta l’anello debole di questa catena. Di sicuro questo tipo di aggressione continuerà, perchè è stato provato che la zona Euro costituisce un caso peculiare per via dei gravi problemi, delle grandi contrapposizioni e degli antagonismi nazionali che si evidenziano e ostacolano la coordinazione delle politiche.
 
Indipendentemente dal percorso dell’Euro e dall’evolversi della crisi internazionale, il dato rilevante è che la lotta dei lavoratori e il loro tentativo di capovolgere le politiche di massacro sociale possono ispirare una grande speranza. In questi giorni i lavoratori Greci si trovano per le strade contro il terrorismo della polizia e contro le provocazioni che organizzano i vari centri di potere, i quali hanno come obiettivo principale quello di impaurire i manifestanti. I manifestanti tentano di proteggere i loro cortei dalla polizia e dalla violenza crudele di quelli che sono responsabili della morte dei tre impiegati della Banca bruciata ad Atene. I manifestanti mandano alla comunità internazionale un messaggio di solidarietà di classe e invitano specialmente i lavoratori Europei a ribellarsi e a lottare contro le misure di austerità che vengono decise ed intraprese all’interno di molti paesi dell’Unione Europea.
 
I lavoratori Greci, i disoccupati, gli immigrati, i giovani e gli anziani lottano per mandare via il FMI e l’Unione Europea ma anche per ottenere il ritiro delle misure volute dal governo di Papandreu. Lottano per ottenere l’uscita del paese dall’Unione Europea. Devono continuare a lottare per ottenere una Grecia indipendente e governata dal popolo. Cioè l’unica soluzione per contrastare la borghesia interna, la quale ha portato l’ economia e la società greca in questa situazione.
 
Atene, 06/05/2010
 
Partito Comunista di Grecia(marxista-leninista)
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