L’astensionismo e le elezioni anticipate

In merito ai ragionamenti di Asor Rosa

Il Manifesto di domenica 8 agosto ha pubblicato in prima un intervento di Asor Rosa che merita la massima attenzione. Esso si rivolge in prima battuta ai sinistrati scontenti della sinistra, ma in seconda ad ogni democratico che serbi la speranza di farla finita, non solo con Berlusconi, ma col morbo del berlusconismo che ha ammorbato la cosiddetta “seconda repubblica”. Non è che Asor Rosa abbia bisogno di presentazioni. Egli, oltre che luminare e cattedratico di fama, è un arguto osservatore della scena politica, censore della sinistra senza cuore e senza cervello, pure impegnato in prima linea in quel movimento di comitati popolari a vario titolo ambientalisti.

Il guaio è che Asor Rosa non ha mai voluto rompere con quel cattivo realismo politico di tradizione PCista, in specie l’ingraismo. Cos’è l’ingraismo? Un massimalismo che quando veste i panni del realismo finisce per essere più realista del Re. Il fatto è che l’ingraismo di Asor Rosa ha una peculiarità: si distingue per  un aristocratico disprezzo delle masse plebee (metastasi della famigerata “autonomia del politico”).

Partendo dalla considerazione che l’attuale baillamme politico nasconda una “gravissima emergenza democratica”, Asor Rosa scongiura l’eventualità di elezioni anticipate (come il destino delle “sacre” istituzione repubblicane fosse minacciato anzitutto, non dalla degenere casta curiale romana e sue frattaglie lombardo-venete, quanto dal popolino di mentecatti che li vota) e propone, con argomenti farraginosi che rasentano la capziosità politicistica, un “governo di ricostruzione democratica”. 

Di che bestia si tratta? Sentiamo: «Si tratta di un governo né provvisorio né transitorio, ampiamente giustificato dalle attuali condizioni di eccezionale emergenza in cui è a rischio la sopravvivenza non solo del sistema politico italiano ma del sistema Italia: un Governo destinato ad occupare lo spazio restante della legislatura; e, se funziona, a presentarsi con una propria proposta al paese (e non solo al Palazzo) e un proprio candidato alle prossime elezioni, che è l’unico modo per vincere contro l’inevitabile, furibondo ritorno del berlusconismo.»

Chi dovrebbe farne parte? Tutti, dal PRC a Fini, passando ovviamente per il PD. Quante probabilità ci sono che questo governo prenda forma? Secondo lo stesso Asor Rosa, pressoché nessuna. Sorvoliamo quindi su questa proposta, non fosse, appunto, per la sua natura assolutamente aleatoria, preferendo soffermarci sulle invece nette e impegnative conclusioni di Asor Rosa. Siccome  la sua proposta verrà di sicuro respinta dai destinatari «… non resta a noi che  unirci a quella tendenziale maggioranza di italiani che non sta più al gioco e promuovere per il prossimo voto (vicino o lontano che sia) una GRANDE CAMPAGNA A FAVORE DI UN’ASTENSIONE DI MASSA, politicamente irrilevante, forse, ma di grande significato etico-politico. Se non vogliono starci a sentire, che se la giochino fra di loro».

“Benvenuto tra gli astensionisti per necessità”, verrebbe da rispondere. Chi ci segue sa infatti che il nostro modesto movimento politico ha fatto dell’astensione il suo cavallo di battaglia. Un astensionismo, il nostro, per niente dottrinario, ma dettato da due ragioni essenziali. La prima è che nessuna forza politica, comprese le più radicali, avanza un programma solido e credibile di alternativa al capitalismo, con ciò privandole di ogni pretesa di poter rappresentare interessi davvero generali e antagonistici. La seconda, forse ancora più importante, è che siccome siamo da tempo in un contesto post-democratico, bonapartistico e populistico, non si ristabilisce la democrazia, né rispettando le regole capestro volute dai killer bipartizan della democrazia parlamentare, né competendo con essi sul terreno truccato delle elezioni. Mutatis mutandis, noi abbiamo proposto di spingere in avanti l’ “Aventino popolare”, incoraggiando l’esodo di massa dalla casta politicante e dalle sue competizioni bipolari, come sola possibile anticamera per ricostruire una nuova Repubblica.

L’ultima affermazione di Asor Rosa non è meno decisiva, anche perché sembra sbarazzarsi di quel disprezzo aristocratico e politicistico delle masse di cui sopra. Sentiamola: «E può darsi in definitiva, al di là persino dei nostri penosi sforzi di elaborazione intellettuale, che questo vuoto della rappresentanza possa essere coltivato come il luogo in cui qualcosa di veramente nuovo è destinato a rinascere».

Ben detto Asor! 
Pur partendo da premesse del tutto diverse dalle nostre, Rosa è giunto al punto conclusivo, dirimente e più decisivo. L’astensionismo di massa, volgarmente liquidato a destra e manca come “qualunquismo”, proprio perché negazione di ogni attuale rappresentanza politica, è invece il solo ambito, l’unico habitat, per quanto ancora informe, in cui una nuova e storicamente all’altezza dei tempi  rappresentanza politica può essere non solo pensata, ma concretamente realizzata. E’ all’informe che si dovrà dar forma, non invece insistere nel mettere vino nuovo in botti vecchie.

Se son rose fioriranno. Le diverse ragioni che motivano l’astensionismo, non debbono impedire la massima unità operativa in vista di eventuali elezioni anticipate.

da Rivoluzione Democratica