Verso una Grande Ammucchiata? 

Giorni addietro commentavamo un intervento di Asor Rosa su Il manifesto nel quale l’esimio professore, malgrado la premessa per cui: (1) il berlusconismo è la peggiore iattura per il paese; (2) per causa di quest’ultimo siamo in una fase delicatissima di emergenza nazionale; (3) ci vorrebbe un “Governo di Ricostruzione Democratica”, per sbarazzarsi appunto del Berlusconi. Concludeva tuttavia affermando (4), che siccome una simile Union Sacrée è praticamente impossibile e le elezioni anticipate inevitabili, la sola possibilità che resta è di dare forza al popolo dell’astensione, dal cui seno soltanto sarebbe potuto sorgere un sussulto democratico rigeneratore.

Come c’era da aspettarsi l’intervento ha suscitato l’ira funesta del popolo dei sinistrati per il quale di tutto si può discutere, giammai del dubitare del dovere di recarsi alle urne, quale che sia la “porcata” di sistema con cui si è chiamati al voto e il livello di indecenza delle liste; così che Asor Rosa ha fatto una clamorosa marcia indietro.
Ci riferiamo al pezzo di Asor Rosa pubblicato, sempre su Il manifesto del 20 agosto dal titolo che è tutto un programma: Un altro governo è possibile. Invitiamo ognuno a leggerlo attentamente, ma il perno del discorso è racchiuso in questa frase:

«Per sbarazzarcene, in Parlamento e nel paese, non ci vuole meno di un amplissimo schieramento di forze, che si riconoscano in un programma di «ricostruzione democratica» e si aggreghino per questo; e siano per ciò stesso in grado di mettere in moto un ancor più vasto schieramento di forze sociali e civili, che pure ci sono e aspettano solo che qualcuno dia loro la possibilità di mettersi direttamente alla prova. Siccome è sempre più evidente che il berlusconismo è in realtà un berlusconi-leghismo, bisognerà, per reggere il contrasto, che sarà formidabile, che ne facciano parte senza esclusioni tutte le altre forze che in questi anni non hanno avuto a che fare con l’orrida tabe o recentemente se ne siano liberate, dall’estrema sinistra all’Udc, a Rutelli, a Fini e ai finiani.
Questo bisogna non solo farlo, ma farlo presto, anzi prestissimo
».

Torneremo sulla fattibilità e sostenibilità di questa GRANDE AMMUCCHIATA.  Il fatto è che Asor Rosa, dopo un melenso pistolotto sulla logica,  compie un testa coda temerario ed espunge ogni ipotesi sulla necessità dell’astensione di massa (e quindi il sensato ragionamento per cui solo di lì, dalla porta stretta dell’astensione, passa la possibilità di un risveglio di popolo, di un mutamento radicale dello stato di cose esistente). E perché la espunge? Perché quello che solo due settimane prima riteneva impossibile (la formazione di un governo dal PRC a FINI, non solo per evitare le elezioni anticipate, ma per risolvere alla radice il conflitto d’interessi e una nuova legge elettorale) adesso, dopo la polemica ferragostana, pare diventato non solo possibile ma altamente probabile.

In un certo senso, questo dietro front, ce l’aspettavamo, tant’è che parlavamo della inguaribile sindrome dell’ingraismo, ovvero della indefessa e irragionevole fedeltà alle istituzioni repubbicane, nonché della fede sulla loro rigenerazione.

Cos’è cambiato dai primi di agosto nell’acquitrinio politico italiano per convertire Asor Rosa dall’impossibilità alla possibilità? Sostanzialmente niente, se non l’intervento stizzito del Presidente della Repubblica, il quale ha mestamente ricordato che spetta a lui e solo a lui sciogliere le Camere. E’ l’uscita di Napolitano sufficiente per giustificare la retromarcia del nostro? Ma ovviamente no! Che spetti al Presidente della Repubblica notificare formalmente lo scioglimento delle Camere è cosa nota, com’è noto che Napolitano tenterà, in caso di caduta del governo, di offrire un incarico, quantomeno “esplorativo”, onde verificare la possibilità di “salvare la Legislatura” (la qual cosa sembra diventata, per i sinistrati, una specie di principio talmudistico).

Ma dovrebbe essere altrettanto noto che proprio in base al dettato costituzionale (ispirato ad un sano e robusto antipresidenzialismo), il Presidente della Repubblica, null’altro è se non un notaio, deputato a prendere atto delle deliberazioni dei protagonisti della vita politica, ovvero dei partiti (delle consorterie, si dirà).  Infatti non è che Napolitano abbia la facoltà di opporsi alle decisioni della maggioranza parlamentare e di sciogliere o no le Camere. Il fatto che i sinistrati, correndo appresso al giornale La Repubblica, oppongano ai berluscones che tale facoltà sia nelle mani del Presidente della Repubblica, oltre che una bestialità bell’e buona è politicamente suicida — perché l’invocazione verso Napolitano affinché debordi dalle sue prerogative, altro non è se non espressione di un implicito presidenzialismo e quindi, in ultima istanza, un regalo proprio al berlusconismo, che del presidenzialismo ha fatto la sua bandiera. Presidenzialismo cattivo per di più, visto che l’attuale Presidente non è eletto direttamente dai cittadini, ma scelto dalle Camere (ed è per questo che la Costituzione non gli ha affidato alcun potere esecutivo). Un argomento questo, che i berluscones, evocando come un mantra che la “sovranità spetta al popolo”, non esiteranno a tirar fuori a momento debito.

Ragionamenti, questi ultimi, che una mente sottile come quella di Asor Rosa non può non aver preso in considerazione. Tuttavia il nostro non esita a fare appello alla formazione di una specie di CLN, di un badogliano Comitato di Liberazione Nazionale. Tutto pur di sbarazzarsi del Caimano, neanche fosse, siccome Fini è l’ago della bilancia, un nuovo 25 luglio (un ribaltone al quadrato insomma). Verrebbe da ricordare ad Asor Rosa quanto ebbe a dire Marx su Napoleone III: «La storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa».

Chiediamoci: può questa farsa, questa grande ammucchiata dal PRC a Fini, prendere corpo? E ove riuscisse a prenderlo, il corpo, davvero ci saremmo sbarazzati del berlusconismo?
Non vogliamo farvela troppo lunga. Alla prima domanda rispondiamo che quest’ammucchiata ad ampio spettro è impossibile. La casta politica curiale romana, quella che vuole sbarazzarsi di Berlusconi, pensa piuttosto ad un’ammucchiata più piccola, che non solo escluda e non rimetta in pista i “comunisti” (per inciso: Vendola dice che non lo è più) ma che spiani la strada al cosiddetto terzo polo, sperabilmente ridimensionando lo stesso PD, per non parlare di quelle strane bestie che sono il dipietrismo e il grillismo.

Alla seconda domanda rispondiamo: il berlusconismo è certo una iattura, ma la grande ammucchiata potrebbe essere peggiore, perché, anche per le sue orrende fattezze, invece di spazzare via il berlusconismo, rischia di rianimarlo, e in forme ancor più virulente, proprio mentre la crisi economica e sociale l’ha gravemente ferito.

Quello che alcuni “poteri forti” hanno in mente è una congiura di Palazzo per defenestrare il Reuccio, ma non per ritornare ad un sistema democratico, quanto per mettere in salvo la monarchia, ovvero il regime oligarchico venuto consolidandosi negli ultimi decenni. Ove ciò che resta della sinistra, per l’illusorio piatto di lenticchie di qualche scranno parlamentare, decidesse di giocare il ruolo truppa di complemento, prestandosi a sostenere la congiura degli oligarchi, questa sì sarebbe (dopo i disastri ulivista e arcobalenista) la più indecorosa delle porcherie.

Per quanto indecente fosse stata la decisione dei partiti operai di sostenere, dopo il 25 luglio 1943, Badoglio, il Re e il ciarpame fascista del Gran Consiglio, c’era una guerra mondiale in corso, segnata dall’esistenza dell’URSS e da quella della Resistenza partigiana. Anche quella fu un’ammucchiata indecente, ma la sinistra si appoggiava ad un movimento sociale di massa straripante e su una forza militare di tutto rispetto. Non era una quinta ruota del carro.

Non si deve quindi  baciare il Rospo, ma difendere con intransigenza la propria indipendenza, che è la sola base su cui, con pazienza, poter ricostruire un fronte di massa, quello che abbiamo chiamato “Fronte del Rifiuto”; nel contesto di una crisi sistemica del capitalismo che va ben al di là della vicenda italo-berlusconiana, una crisi che nei prossimi anni farà tremare alle fondamenta i due fradici blocchi bipolari. Una crisi che è solo ai suoi inizi e che crea già l’humus per un Terzo Polo Rivoluzionario.