A proposito delle assurde affermazioni del ministro dell’Economia sulle questioni energetiche
Sarà che Cortina d’Ampezzo è un luogo che si presta più alla contemplazione del paesaggio che ai discorsi seri, ma le affermazioni fatte sabato scorso nella perla delle Dolomiti dal ministro dell’Economia sono un ineguagliabile mix di luoghi comuni, spudoratezza, malafede e tanta ignoranza.
Quale di questi ingredienti sia più importante lo giudicheranno i lettori, ma intanto andiamo a vedere cosa ha detto Tremonti. Dopo aver annunciato che il nucleare sarà tra i punti (5 od 8, non si sa ancora) sui quali il governo chiederà la fiducia alla fine del mese, ecco la visione energetica del ministro chiave del governo Berlusconi: «”Noi importiamo energia, tutti gli altri fanno investimenti sul nucleare. Facciamo come quelli che si nutrono mangiando caviale. E questo non è possibile” ha detto Tremonti, invitando a non credere “alle balle dei mulini a vento dell’eolico. Un business ideato da organizzazioni corrotte che vogliono speculare: uno degli affari più grandi di corruzione e di cui noi non abbiamo certo la quota di maggioranza”». (Corriere della Sera, 19 settembre)
Partiamo dai luoghi comuni. E’ vero che l’Italia importa energia elettrica, ma quanta e perché? Le importazioni (che avvengono principalmente dalla Francia) hanno coperto nel 2009 il 13,3% dei consumi, una quota non irrilevante ma neppure esagerata. Ancora più interessante è la ragione di queste importazioni, che non risiede affatto in una inesistente carenza produttiva, bensì in un mero calcolo di convenienza economica. L’Italia, infatti, dispone di una potenza installata di oltre 100.000 Mw, a fronte di una punta massima richiesta dalla rete nazionale di circa 55.000 Mw. Il fatto – che ci troviamo costretti a ripetere tutte le volte che il politico di turno ricorre al luogo comune delle importazioni – è che l’Italia importa energia elettrica nelle ore notturne (quando dunque il fabbisogno è meno della metà rispetto alla punta), solo perché la Francia, proprio a causa della rigidità delle centrali nucleari che non possono variare a piacimento la potenza di funzionamento dei generatori alimentati da reattori atomici, è costretta in quelle ore a vendere energia sottocosto.
Altro che caviale! Quelle importazioni hanno la loro giustificazione nel costo vantaggiosissimo, non certo in un deficit produttivo del nostro Paese che non esiste affatto. In un certo senso l’Italia si avvantaggia proprio delle assurdità del sistema francese che, sempre a causa della rigidità del nucleare, si trova a volte costretto ad importare dalla Germania nelle ore diurne.
Veniamo ora all’altro luogo comune tanto amato dai politici arroganti quanto ignoranti, quello secondo cui “gli altri fanno investimenti sul nucleare”. Di grazia, chi sarebbero questi “altri”?
Vista la recente conversione europeista di Tremonti, limitiamoci al Vecchio Continente. Dove sono tutti questi investimenti? Quante sono le centrali in costruzione? E’ presto detto: le centrali in costruzione in Europa sono due e soltanto due, entrambe con reattori EPR, quelli che producono scorie 7 volte più pericolose dei reattori tradizionali. Una è in costruzione a Olkiluoto, in Finlandia, ed il suo costo è salito dai 3 miliardi di euro del progetto, ad una previsione attuale di 5,3 miliardi. Stessa revisione dei prezzi è avvenuta questa estate, nel silenzio generale della stampa, per l’altra centrale “gemella” in costruzione a Flamanville in Francia, di cui l’Enel detiene il 12,5%.
Impianti sempre più costosi dunque, ma in ogni caso non in grado di rimpiazzare i reattori che andranno necessariamente dismessi nei prossimi anni.
Allarghiamo ora lo sguardo al panorama mondiale dell’energia atomica.
Il contributo del nucleare al fabbisogno energetico del pianeta è modesto e, cosa più importante, ha ormai raggiunto il proprio picco produttivo. Il nucleare copre attualmente solo il 6% dei consumi energetici totali ed appare destinato a non andare oltre tale percentuale. L’età media degli oltre 400 reattori in esercizio nel mondo è di 25 anni, e per sostituirli in base ai tempi previsti dalle attuali licenze dovrebbe entrare in funzione nei prossimi anni un nuovo reattore ogni 45 giorni. Un obiettivo palesemente impossibile da raggiungere, che sta spingendo gli Stati ad elevare la durata delle licenze, aumentando così i rischi per la sicurezza legati alla vetustà dei reattori.
In questo quadro la stessa previsione della IEA (International Energy Agency) di un modesto incremento della quota coperta dal nucleare nel 2030 (6,9%), appare del tutto irrealistica.
Il nucleare – al di là dei gravissimi problemi di sicurezza ed inquinamento – non è dunque in grado di risolvere i problemi energetici del pianeta, e prevedibilmente lo sarà ancora di meno nel futuro.
Il tempo dell'”illusione nucleare” è finito. Tutti lo sanno, ma il partito degli affari è forte, e la certezza di poter spillare denaro pubblico non è una tentazione da poco per i signori dell’energia.
C’è forse qualcuno che pensa che il costo (ed i rischi economici) del nuovo nucleare italiano se li accollerebbe l’Enel?
Arriviamo qui alla questione di chi specula sull’energia. Per Tremonti il regno della speculazione è l’eolico, una scoperta un po’ tardiva per un collega di partito di Denis Verdini, che per giunta di quel partito è anche coordinatore.
Tremonti dovrebbe sapere che gli animal spirits del capitalismo non si indirizzano solo verso l’estrazione di plusvalore, ma – ogni volta che si presenta l’occasione – essi sanno trarre profitto da ogni tipo di speculazione possibile ed immaginabile. I capitalisti trovano il loro tornaconto tanto nella produzione di farmaci salvavita, quanto nella gestione mafiosa delle pompe funebri. Nondimeno avere una vita salva è sempre meglio del più elegante dei funerali. E l’energia rinnovabile è mille volte meglio della più “sicura” delle centrali nucleari.
Se il business dell’eolico si è rivelato fonte di corruzione, che dire dei mastodontici interessi della lobby nucleare? Nel nostro Paese questa lobby aveva trovato un leader nell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Scajola.
Costui aveva scommesso sulla posa della “prima pietra” nucleare entro la legislatura. Noi avevamo scritto che il ministro Scajola più che posarla la prima pietra avrebbe potuto riceverla in fronte. Qualcosa del genere è successo: Scajola è incappato se non proprio in una pietra, nello scandalo dell’appartamento con vista sul Colosseo. Insomma, la passione per l’edilizia ha avuto una conferma, ma il partito dell’atomo è in affanno e la legislatura non sembra messa meglio.
Tuttavia, proprio per gli interessi in gioco – il business del progetto Scajola vale 4 ponti sullo stretto di Messina -, possiamo essere certi che la lobby atomica tornerà all’attacco. Ora la capeggerà Tremonti? A giudicare dal discorso di Cortina, non è affatto impossibile.
Concludiamo con l’ultimo luogo comune snocciolato da Tremonti: l’invito a diffidare dei “mulini a vento”, che va letto non tanto come derisione dell’eolico, quanto come proclama contro le energie rinnovabili in generale. La qual cosa è davvero sospetta, dato che le rinnovabili non sono più la fissa di qualche “figlio dei fiori”, essendo invece un settore economico in fortissimo sviluppo, cosa che non dovrebbe essere del tutto ignota ad un ministro dell’Economia, con la E maiuscola. Giornali economici e pagine economiche dei quotidiani sono piene di articoli che trattano la questione, altro che “mulini a vento”!
Del resto, una new entry europea come Tremonti dovrebbe sapere quali sono le previsioni sulla quota delle rinnovabili della UE per il 2020: Austria 72%, Svezia 63%, Irlanda 43%, Spagna 40%, Germania 38%, Olanda 37%, Gran Bretagna 30%, Italia 28%.
In Italia, i “mulini a vento” dovrebbero passare dai 6 miliardi di Kwh prodotti nel 2009 a ben 20 miliardi. Il solare, nel 2009 attorno ai 600 milioni di Kwh prodotti, dovrebbe superare gli 11 miliardi (+ 1.800%!). Si tratta di previsioni attendibili? Sulla base del trend attuale e della grande diffusione degli investimenti in questi due settori, certamente sì.
Sempre a proposito di luoghi comuni, i nuclearisti impenitenti penseranno però che il boom delle rinnovabili sia riconducibile esclusivamente alla politica degli incentivi. Sbagliato. Ovviamente questi ultimi hanno avuto una grande importanza nella fase di decollo delle rinnovabili, ce l’hanno tuttora e ce l’avranno in futuro.
Ma, anche grazie agli incentivi – senza entrare qui nel merito delle varie politiche di incentivo dei singoli stati -, i costi sono crollati. In Italia, ad esempio, quello dei pannelli fotovoltaici si è dimezzato in pochi anni.
E nel mondo? Secondo un articolo uscito il 26 luglio sul New York Times, che riprende uno studio di John Blackburn della Duke University, negli Stati Uniti il costo del Kwh solare è ormai inferiore a quello prodotto da un impianto nucleare. E mentre il costo del fotovoltaico è calato costantemente nell’ultimo decennio, nello stesso periodo quello di un singolo reattore è aumentato del 330%.
Perché allora Tremonti fa tanto lo sprezzante? Difficile pensare che si tratti soltanto di ignoranza, più probabile che voglia raccogliere il “testimone” caduto per terra con lo scivolone di Scajola. La lobby evidentemente preme. Ed ha fretta, al di là delle contingenze politiche.
Comunque, il discorso di Cortina una cosa la conferma alla grande: i nuclearisti non hanno ormai veri argomenti, e devono ricorrere immancabilmente alle menzogne più spudorate. Tremonti non poteva fare eccezione.