Piena solidarietà a Riccardo Antonini ed alla sua battaglia per la verità e la giustizia

La sua colpa è quella di essersi schierato dalla parte delle vittime. Vittime di un strage terribile come quella che colpì Viareggio il 29 giugno 2009. Una strage di cui le Ferrovie dello Stato tutto possono dire fuorché proclamarsi innocenti. Un’azienda che in mancanza di argomenti ricorre alle minacce. Nei giorni scorsi Riccardo Antonini (foto) è stato sospeso dalle FS per 10 giorni (il provvedimento disciplinare più grave prima del licenziamento), proprio per aver accettato il ruolo di consulente delle vittime.

Mauro Moretti, l’amministratore delegato delle FS, nonché ex dirigente della Cgil, l’aveva minacciato: «quello prima o poi lo licenzio». Esprimiamo a Riccardo la nostra piena solidarietà, e siamo certi che l’atto intimidatorio delle Ferrovie verrà respinto, non solo dai familiari delle vittime, ma da tutti coloro – e sono la grande maggioranza – che condividono la sua battaglia per la verità e la giustizia.
Di seguito potete leggere l’intervista a Riccardo Antonini, pubblicata sul Manifesto del 12 agosto.

Aiuta i familiari delle vittime. Dipendente delle Fs sospeso
di Riccardo Chiari (il Manifesto)

Dipendente di Rete ferroviaria italiana e, dal mese scorso, consulente di parte anche per la Filt Cgil nell’inchiesta sulla strage di Viareggio del 29 giugno 2009, il ferroviere laureato (in giurisprudenza) Riccardo Antonini è stato sospeso dal servizio per dieci giorni dal suo datore di lavoro. Il motivo del provvedimento disciplinare, secondo il gruppo Ferrovie dello stato di cui fa parte Rfi, è un presunto conflitto di interessi fra il lavoro quotidiano di Antonini e la sua consulenza a sostegno dei familiari delle 32 vittime. Oltre che delle decine di feriti che porteranno sul corpo per tutta la vita i segni della devastante esplosione alla stazione versiliese, provocata dal deragliamento di un treno merci che trasportava cisterne cariche di gpl. Nonostante la sospensione, e il taglio del 33% dello stipendio di agosto, Antonini non rinuncia al diritto di parola.

Antonini, che sta facendo di così scandaloso da portarla a un passo dal licenziamento?
Secondo loro non posso essere un consulente di parte. Dato che sono un ferroviere, ritengono che non possa aiutare i familiari delle vittime della strage nella ricerca della verità. Né che possa aiutare il sindacato nell’inchiesta avviata dalla procura di Lucca. Il gruppo Fs, di cui Rfi fa parte, mi imputa di aver violato l’obbligo di fedeltà all’azienda e l’obbligo di riservatezza. Ho risposto che non sto violando alcun obbligo. Perché su una vicenda terribile come quella della strage alla stazione di Viareggio, mi sento in dovere di esercitare il diritto all’informazione.

Come portavoce dell’Assemblea 29 Giugno, nata a Viareggio subito dopo la strage e in contemporanea con l’associazione dei familiari «Il mondo che vorrei», per due lunghi anni è stato fra i punti di riferimento delle tante iniziative organizzate a sostegno delle vittime, e per denunciare quanto accaduto. Solo il mese scorso ha ricevuto prima una diffida dalla direzione di Fs, e a ruota questa sospensione. Che è successo di nuovo?
Penso sia a causa dell’incidente probatorio, ancora in corso, nel quale il Tribunale di Lucca sta raccogliendo le prove di un disastro che poteva e doveva essere evitato. Proprio il 30 giugno, nelle officine Lucchini a Lovere, come consulente tecnico di parte ho avuto una discussione piuttosto animata con gli avvocati del gruppo Fs, quelli che difendono fra gli altri anche l’amministratore delegato Mauro Moretti. Peraltro lo stesso Moretti, presenti l’allora presidente toscano Claudio Martini e il sindaco di Viareggio, Luca Lunardini, poche settimane dopo la strage ebbe a dire: «quello prima o poi lo licenzio». Si riferiva al sottoscritto.

Ma qualcosa a giugno è successo?
Sì, è successo che anche l’avvocato della presidenza del consiglio dei ministri, presente all’ultimo sopralluogo alla cisterna che si è squarciata e da cui è fuoriuscito il gpl poi esploso, ha detto che secondo lui la rottura è stata provocata da un picchetto e non, come affermano le Ferrovie, da un pezzo di scambio. Insomma le cose non si stanno mettendo bene, sia per le altre società coinvolte nel disastro, dalla Gatx alla Jungenthal, che per il gruppo Fs. Tanto che i legali delle Ferrovie hanno chiesto un ulteriore sopralluogo, in programma il 4 ottobre, prima della fine dell’incidente probatorio fissata dal giudice per il 2 novembre.

Le sembra sufficiente da giustificare la sospensione «per conflitto di interessi», anticamera del licenziamento?
La discussione a Lovere non è stata la prima. A maggio, quando abbiamo scoperto che un consulente di parte per un’azienda sotto inchiesta era l’ex presidente di una società che aveva il compito di analizzare l’asse del primo carro merci deragliato, per intendersi quello con il carrello spezzato, abbiamo contestato la situazione al giudice. Alla fine le analisi sono state rifatte da un’altra parte. In un caso giudiziario come questo, se non fai la sentinella ti rubano la marmellata sotto gli occhi. Quanto al licenziamento, penso che un provvedimento del genere farebbe molto rumore. E sulla strage di Viareggio sono in tanti a non volere ancora più «pubblicità» di quanta ce ne sia.

Domenica scorsa a Rosignano Solvay dalla stazione accanto è passato un treno merci che andava molto veloce. Ben più del treno passeggeri che è passato poco dopo. Ma non era stato deciso, dopo la strage, che nelle stazioni i merci dovevano ridurre la velocità?
Prima della strage la velocità per i merci arrivava a 100 all’ora. Dopo era stata ridotta a 60, almeno nei centri abitati. Poi è tornato tutto come prima. Nell’intera rete tranne che a Viareggio: lì i treni di passaggio per la stazione non devono superare i 50. È tutto ridicolo, davvero mi chiedo che paese sia questo.