Sin dall’inizio abbiamo salutato la proposta degli Indignati spagnoli di fare del 15 ottobre una giornata di proteste generale. Essa rispondeva a tre esigenze: affermare un secco no a tutte le misure antipopolari di austerità adottate dalla Ue e dai governi nazionali, estendere e unificare a scala continentale le proteste sociali, costruire un movimento sociale indipendente sia dalle istituzioni che da partiti ormai falliti.

Ma i morti allungano le mani sui vivi. Per quanto compromessi e screditati, gli apparati dei partiti di sinistra, stanno tentando in ogni modo di depotenziare la protesta sociale, di domarla, sia per trarne vantaggi elettorali che in vista dei loro intrallazzi istituzionali.

Ciò facendo essi non solo tradiscono lo spirito degli indignati spagnoli — i quali, non dimentichiamolo, scesero in piazza per boicottare la rituale manfrina elettorale—, essi disattendono il sacrosanto spirito di protesta dei tanti che scenderanno in piazza a Roma il 15 ottobre. Con loro noi diciamo no alla desueta liturgia del corteo, destinato a spegnersi in Piazza S. Giovanni con tarallucci, vino e consueto corollario dei discorsetti demagogici dei presunti capipopolo.

Coi tanti che scenderanno in piazza il 15 ottobre, noi dichiariamo che occorre farla finita con liturgie antiche, che invece di dare forza al protagonismo popolare lo pregiudicano; che invece di fare coraggio ai giovani, li deprimono e li allontano dalla politica attiva.

No, coi tanti non accetteremo di fare i gregari dei politicanti per tirare loro la volata elettorale, di essere usati come massa di manovra delle loro trame governiste. Li abbiamo già visti all’opera in due occasioni. Ci è bastato.

Quindi, pur partecipando alla manifestazione, noi non saremo tra quelli che parteciperanno alla triste cerimonia di Piazza S. Giovanni. Un modo per finire in bellezza lo si troverà, assieme, ne siamo sicuri, a gran parte dei manifestanti.

L’accusa di “avventurismo” la rispediamo al mittente. Avventuristi sono proprio coloro che pretendono, dentro una crisi gravissima come quella che attraversa questo sistema, di potere trattare il potente movimento che va nascendo, come una tigre da cavalcare e ammansire. Così facendo, sono proprio questi politicanti a spingere la rabbia sacrosanta verso esiti avventuristici e perdenti.

Raccogliere davvero l’indignazione popolare significa promuovere e ben organizzare un assedio non violento e permanente ai palazzi del potere, dove sono asserragliati i comitati d’affari del grande capitale finanziario, bancario e speculativo globale, responsabili della catastrofe sociale imminente. Anche per questa ragione gli antimperialisti faranno il corteo con il blocco del primo ottobre.

Noi il 15 non ce ne andiamo!
Né Berlusconi né governo dei banchieri!
Fuori dal debito e Fuori dall’euro per uscire dalla crisi!

Campo Antimperialista
10 ottobre 2011