Il problema non sono le risatine da ebete di Sarkozy, ma gli ordini dell’asse Carolingio al governo italiano
«C’è, o no, un problema di sovranità nazionale da riconquistare?»
Dopo la letterina d’agosto della Bce, sono arrivati gli ordini d’ottobre dell’asse Berlino-Parigi: ecco in cosa consiste la «democratica» Unione che piace tanto al centrosinistra. Il Buffone dell’Eliseo, che fino a poco tempo fa intrallazzava allegramente con quello che ancora siede a Palazzo Chigi, ha concordato la sceneggiata con la più austera Merkel. Lo scopo è duplice: dettare al governo italiano la solita ricetta antipopolare, piazzare una mina nella maggioranza governativa per arrivare al più presto ad un autentico «governo delle banche», che risponda direttamente alla Bce.
Questa sera il Consiglio dei ministri si è concluso senza assumere decisione alcuna sulle pensioni, ma pare che tornerà a riunirsi non più tardi di domani. E già questo la dice lunga. L’Europa, la «democratica» Europa, ha concesso ben tre giorni all’Italia per costringere i lavoratori italiani a lavorare ancora qualche anno in più. Ed in ballo non sono solo le pensioni. La «democratica» Europa – meglio sarebbe dire l’asse Carolingio che palesemente la governa in questo momento – esige anche un bel piano di privatizzazioni. E lo esige entro mercoledì!
A chi ancora ha dei dubbi, chiediamo: c’è, o no, un problema di sovranità nazionale?
Abbiamo già scritto (vedi I tagliatori) di quanto sia ideologico l’attacco alle pensioni. Sulle cifre del gigantesco imbroglio propagandistico sulla materia rimandiamo all’articolo citato. Ma almeno un aspetto lo dobbiamo sottolineare anche qui, quello del raffronto tra l’età media effettiva del pensionamento in Italia, in Francia e in Germania. Avevamo scritto che il dato italiano si collocava a metà strada tra quello francese (più basso) e quello tedesco (leggermente più alto). Questo dicevano i dati disponibili.
Ebbene, oggi, il Corriere della Sera ha presentato dati più recenti che ci dicono che l’età media italiana (evidentemente per effetto delle controriforme a catena degli ultimi anni) ha ormai eguagliato quella tedesca. Se in Italia gli uomini vanno mediamente in pensione a 61,5 anni ed in Germania a 61,6; le donne vanno in quiescenza a 60,0 anni in Italia, contro i 59,9 della Germania. Dunque pareggio assoluto, mentre il dato della Francia è di 58,8 anni sia per le donne che per gli uomini.
Queste cifre bastano e avanzano per mostrare il carattere pretestuoso del diktat Sarkozy-Merkel. E del resto i dati dell’Inps, tra i quali spicca il notevole avanzo dei conti del Fondo lavoratori dipendenti, sono lì a gridare vendetta. L’eroico Berlusconi, questa volta deriso più del solito, ha subito pensato di accontentare al meglio i suoi sbeffeggiatori: alzare l’età pensionabile a 67 anni! Forse Berlusconi non lo sa, ma il suo governo ha già innalzato da tempo questa età ben oltre i 67 anni con il meccanismo dell’adeguamento in base all’aspettativa di vita.
E allora? Allora è chiaro che l’asse Berlino-Parigi – ovviamente coadiuvato da qualche suggeritore nostrano (la quinta colonna Napolitano?) – ha voluto piazzare una bella mina tra la milanese Via Bellerio (sede nazionale della Lega) e la romana via del Plebiscito (dove si trova la modesta residenza del padre-padrone del Pdl).
Riuscirà l’azione dei bombaroli europei? Non lo sappiamo, ma gli artificieri di Palazzo Chigi sembrano in grande affanno. In questi ultimi mesi Bossi ha fatto più dietrofront che rutti in pubblico, e non è che si sia risparmiato su quest’ultimo fronte. Tuttavia gli interessi della ditta si divaricano sempre più da quelli del partito berlusconiano. Vedremo come andrà a finire.
Intanto le cosiddette «opposizioni» non è chiaro a cosa si oppongano. Casini è un ultras dell’aumento dell’età pensionabile, Bocchino ha già detto sì purché se ne vada l’ex principale, in quanto al Pd la confusione regna come al solito sovrana. Una cosa è certa: costoro si esibiranno in qualche «distinguo» di facciata, ma di sicuro non avranno niente da dire sulla dittatura Carolingia che detta le scelte della «democratica» Unione Europea.
Di fronte a quanto sta avvenendo davanti ai nostri occhi c’è bisogno di dire quanto sia grave la situazione? L’attacco alle condizioni di vita delle masse va avanti senza pause. Ad un manovra ne segue un’altra. La famelica Europa non può farne a meno. In ballo c’è il destino delle banche francesi e tedesche, che se ne vadano dunque in miseria i popoli del Mediterraneo! In un’Italia in piena «sindrome greca», manca ancora un’adeguata risposta popolare al massacro senza fine targato UE.
«Fuori dal debito, fuori dall’euro», abbiamo detto nella bella assemblea di Chianciano. Non si tratta di uno slogan, ma di precisi ed ineludibili obiettivi, senza i quali ogni resistenza all’attacco sferrato alle classi popolari sarebbe vana. Il diktat Merkel-Sarkozy è la conferma plateale di come sia questa la partita decisiva.