Alcuni hanno scambiato la nostra posizione critica rispetto alla piattaforma e alle modalità con cui è stata indetta la manifestazione No Monti Day* (vedi qui) come un’adesione fiacca o, addirittura, poco convinta. E’ esattamente il contrario.
Abbiamo infatti condiviso subito, facendo parte del Comitato No Debito, la proposta di una manifestazione politica contro il governo Monti e i patti europei. I limiti evidenti della piattaforma non tolgono nulla al fatto che questa manifestazione sia indispensabile.

Defenestrato Berlusconi e sopraggiunto Monti (non ci si venga a dire che il riflusso c’è stato a causa degli scontri del 15 ottobre!), con questo cambio profondo di scenario, l’opposizione sociale si è come atrofizzata, spenta, e i pur numerosi rivoli di lotta sociale sgorgati qua e là non hanno guadagnato né in ampiezza né in radicalità, non hanno dato vita ad una piena sociale.

Ecco quale può e deve essere la funzione del 27 ottobre: lanciare all’opinione pubblica e al popolo lavoratore un segnale, non solo di resistenza, ma di rinascita di una giusta ribellione contro il massacro sociale (questa volta vero) in atto. Non è detto che ci si riesca, non è scontato che si abbia successo nel tentativo di dare una spinta alle grandi masse dormienti, e un’accelerazione al conflitto sociale e di classe.

Non è dunque un miracolo che ci attendiamo dal 27 ottobre. Ma un segnale forte, quello sì, dobbiamo tutti darlo. Lo darà ad una condizione, che teniamo assieme ampiezza e radicalità. Le due cose non sono affatto confliggenti, sono complementari: l’ampiezza, date le penose condizioni sociali in cui sono stati gettati milioni di cittadini, implica la radicalità come, viceversa, quest’ultima non può e non deve separarsi dall’ampiezza, che altrimenti non è segno di forza ma, al contrario di debolezza e disperazione minoritaria.

Noi saremo a Roma, il 27 ottobre rispettando le modalità stabilite dai promotori del corteo [1], ma non parteciperemo ad alcuna operazione di esclusione preventiva verso chicchessia. Quest’operazione di espulsione, che colpirebbe i settori più radicali e incazzati della gioventù, ammesso che sia posta in essere (come si vocifera) sarebbe un errore clamoroso. Occorre andare incontro alla gioventù che ribolle di rabbia, perché essa è il lievito indispensabile per passare dal dormiveglia generale alla sollevazione popolare.

Anche quelli “a mani nude e a volti scoperti” possono portare la propria indignazione e i propri corpi oltre le linea rossa che un potere tetragono e morente ha tracciato tra sé e la straziata ma viva comunità sociale. Non dipende da noi se questo accadrà, ma dalla moltitudine di volontà che il 27 si riverseranno in strada.

Non commetteremo l’errore di coloro i quali, nel tentativo di mettere per forza le briglie al movimento reale, han finito per calarsi le brache.

La Segreteria nazionale pro tempore del Mpl

* Come ha suggerito uno schietto poeta salernitano, Ugo Lanzalone, non si può essere contro l’Impero e parlarne contemporaneamente la lingua:
«Perché chi è contro l’Impero e parla la lingua dell’Impero non è contro l’Impero.
Non parliamo la lingua dell’Impero e l’Impero crollerà
».

Note
[1] Vedi l’Appello di convocazione

da SollevAzione