Divisi nel teatrino (bipolare) della politica, uniti sulle decisive scelte economiche e sociali, sul servilismo atlantico come su quello europeista: questo il succo del ventennale rapporto tra centrosinistra e polo berlusconiano. Ora la contraddizione sembra sciogliersi verso il governo delle «larghe intese». Vedremo se, e soprattutto come, Letta il nipote riuscirà a formare il governo. Ma intanto il tabù dell’antiberlusconismo è caduto. Con alcune conseguenze, tra le quali quelle di cui ci parla Cesare Allara nell’articolo che segue.
Breve pensierino post-elettorale
di Cesare Allara
Per due decenni i comunisti pentiti e pluririciclati presenti in massa nelle classi dirigenti del PCI-PDS-DS-PD e nei loro satelliti politici e sindacali, non potendo distinguere le loro politiche liberiste da quelle del centrodestra hanno agitato in modo terroristico lo spauracchio del governo delle destre, del berlusconismo. Ciò al fine di potersi riciclare senza pagare dazio, cioè senza perdere il vecchio elettorato picista legato ancora alla vecchia contrapposizione Destra/Sinistra.
Tutti i mali dell’Italia, ancora fino all’ultima campagna elettorale, erano da addebitarsi a Berlusconi e solamente a lui, facendo sempre intendere agli “utili idioti” che una volta sparito lui si aprivano scenari da pubblicità del Mulino Bianco. A chi non vive nel mondo delle favole o non è in malafede è noto invece che le cose peggiori in Italia le ha fatte proprio il centrosinistra camuffato da sinistra (euro, riforme varie delle pensioni, abolizione della contingenza, furto del TFR, contratti atipici, eccetera).
In nome dell’unità anti-berlusconiana e di una fasulla unità antifascista si è suicidata una “sinistra” che si diceva “radicale”, ma che di radicale aveva solo la volontà di mantenere a qualsiasi costo il culo sulle poltrone istituzionali. Questa “sinistra” ha avuto (PRC-PDCI) ed ha (SEL-Grassi) il solo scopo di coprire elettoralmente il lato sinistro del centrosinistra; e a questo fine sono servite le fantasiose teorie come quella dell’unità della sinistra contro le destre populiste e antidemocratiche, a prescindere dai contenuti (Diliberto), della maggiore permeabilità alle istanze dei lavoratori da parte del centrosinistra (Bertinotti), entrambe complementari a quella dell’elettoralismo menopeggista.
Il germe dell’anti-berlusconismo viscerale (malattia assai peggiore del berlusconismo) è stato inoculato a dosi massicce in luogo dell’anticapitalismo da parte del centrosinistra per poter meglio operare quelle riforme “imprescindibili” dettate dai dogmi liberisti e dal dio mercato, volendo in tal modo dimostrare di essere i migliori interpreti dei diktat della troika. Questa tremenda malattia che forse, e sottolineo forse, sparirà solo con la morte dell’odiato “Cavaliere nero”, questo lavaggio del cervello effettuato giornalmente dal poderoso apparato propagandistico del Ministero della Cultura Popolare di Centrosinistra (Formigli che rispetto a Bersani sta nella stessa posizione con cui Fede si rapportava a Berlusconi, Gruber, Berlinguer Bianca, Litizzetto, Dandini, Crozza, Fazio, Lerner, eccetera) ha sterminato l’anticorpo della coscienza di classe con i risultati in termini di condizioni di vita della maggioranza della popolazione italiana che sono sotto gli occhi di tutti.
Grazie al M5S tutte queste ambiguità del PD sono venute a galla: con la geniale operazione Stefano Rodotà, il re è nudo. E proprio chi aveva usato in dosi massicce l’antiberlusconismo per accalappiare i voti degli “utili idioti”, cioè i piddini che pensano ancora oggi, nel 2013, che il PD e il centrosinistra siano la sinistra (magari quella che difendeva gli interessi di lavoratori e pensionati in contrapposizione con la destra che difendeva quelli dei padroni) è stato contestato con tanto di tessere stracciate o date alle fiamme, e accusato di non essere antiberlusconiano. E’ la legge del contrappasso, bellezza.
Per finire un quiz squisitamente fantapolitico. Immaginiamo che i voti e i seggi che ha meritatamente ottenuto il M5S lo scorso mese di febbraio li avessero conquistati Diliberto e/o Ferrero. Secondo voi, avrebbero i suddetti resistito a non votare Boldrini, Grasso, Marini, Prodi, Napolitano? Essendo una domanda retorica non ci sono premi in palio.
Meno male che Beppe c’è.
Torino, 23 aprile 2013