Di quanto sta avvenendo nella sinistra greca la stampa italiana si guarda bene dal parlarne. Il solito inguaribile provincialismo. Ma anche a sinistra prevale il silenzio. Non accade per sbaglio. E’ la stessa sinistra che si rifiuta di perorare l’uscita dall’euro e che respinge la riconquista della sovranità nazionale, politica e monetaria. Meglio dunque tacere sugli spostamenti che avvengono nel campo delle sinistre europee (non solo quelle del Sud), a maggior ragione se questi spostamenti tutti indicano che le correnti anti-euro si rafforzano.

Il 25 luglio scorso nell’articolo SYRIZA: UN GOLPE INTERNO PER SALIRE AL GOVERNO, informavamo sull’esito del congresso di Syriza (10-14 luglio) e di come la direzione stava purtroppo normalizzando il partito nella prospettiva di renderlo digeribile alla troika e alle oligarchie europee. Alla fine l’ala sinistra di Syriza, il 33%, votò contro la linea di Alexis Tsipras.

Ricordiamo che Syriza accrebbe massicciamente il suo consenso grazie alla sua linea che chiedeva di stracciare il famigerato Memorandum imposto alla Grecia dalla Troika. Alle porte delle elezioni del 6 maggio, inopinatamente, Tsipras ammorbidì la posizione dicendo che Syriza, nel caso fosse salita al governo, non avrebbe creato problemi all’erogazione dei prestiti della Troika, che non avrebbe chiesto l’uscita dall’eurozona.

Questa svolta produceva l’opposizione di chi invece riteneva inevitabile l’uscita della Grecia dall’eurozona.  A capo di questa opposizione si mise Alekos Alavanos (nella foto sopra) leader storico di Syriza ed ex presidente dal 2004 al 2008 del partito Synaspismos.

Alavanos ha abbandonato definitivamente Syriza nel marzo 2013. Data la sua notorietà la cosa ha avuto una notevole notorietà sui media greci. Oltre al partito comunista tradizionale (Kke) un’altro pezzo della sinistra storica è per l’uscita della Grecia dall’eurozona. L’11 marzo Alekos Alavanos dichiarava: «Tutti i paesi hanno un “Piano B” per la Grecia, solo la Grecia non ha un piano B che dovrebbe essere di abbandonare l’euro».

Alavanos, dopo aver chiamato a raccolta i propri sostenitori, dentro e fuori Syriza, il 4 aprile 2013, fondava ufficialmente il nuovo partito. Nome: Piano B.
Piano B non  chiede solo che la Grecia torni alla sovranità monetaria, sostiene che il debito va cancellato e le banche vanno nazionalizzate.

Il 20 maggio Alavanos dichiarava:
«La Grecia è ora un paese senza successo. È una società che ha perso la fiducia in sé e la prospettiva per il futuro. (…) Non abbiamo più tempo perché la Grecia sta morendo. C’è una generazione che non ha mai lavorato. I giovani iniziano a non ricordare più quello che hanno studiato. La disoccupazione per il gruppo di età compreso tra i 18 e i 24 anni raggiunge ora il 64%. (…) La Grecia potrà riprendersi solo con una moneta svalutata, perché l’euro rende i prodotti e i servizi greci troppo costosi per i compratori stranieri e per i Greci stessi. (…) Non c’è un solo esempio nel secolo scorso di un paese sviluppato come la Grecia che si sia trovato in una recessione, o depressione, e ne sia uscito con una moneta forte. Ora noi abbiamo come nostra moneta quella tedesca. (…) Abbiamo bisogno di una moneta che possa aiutare le esportazioni greche e ci consenta di riconquistare una porzione del nostro mercato interno. Non c’è quindi altra soluzione. (…) Tutti, proprio tutti, anche i Tedeschi, sanno che la Grecia non può ripagare i suoi debiti. Questa è la realtà e tutti dovranno accettarla, anche se non la gradiscono. La cancellazione del debito dev’essere drastica». [Fonte: Enet]

Piano B punta a presentare proprie liste in occasione delle elezioni europee della primavera del 2014. Non parla solo di economia e di sovranità monetaria. Il programma di Piano B è ben più vasto e richiama alla mente quello di M5S.

Esso contempla:
«(1) Riduzione degli stipendi dei parlamentari, che debbono essere una volta e mezzo il salario minimo più indennità di disoccupazione. Ciò significherebbe chela paga dei parlamentari scenderebbe da 5780 € a 1419 €. (2) Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. (3) Riduzione del numero di parlamentari da 300 a 200. I parlamentari che hanno completato due mandati completi (8 anni in Parlamento) non possono essere ricandidati. (4) Destinare il 5% dei seggi in Parlamento ai cittadini greci con il diritto di voto. (5) Ripristinare la legge elettorale proporzionale e ridiscutere la soglia di sbarramento del 3% per entrare in parlamento. (6) Abolire i privilegi giuridici dei parlamentari e dei membri del governo. Essi saranno giudicati dagli stessi tribunali come tutti gli altri cittadini. (7) Stabilire la possibilità di revocare il mandato dei deputati se richiesto da almeno il 25% dei votanti della circoscrizione elettorale. I parlamentari decaduti vengono sostituiti da quelli dello stesso partito che abbiano ottenuto più preferenze. (8) Le leggi votate in Parlamento possono essere cancellate con un referendum pubblico. I referendum si svolgeranno se richiesti da almeno il 20% degli elettori a livello nazionale. Referendum in singole circoscrizioni elettorali sono ammessi solo per le questioni locali. (9) Il nuovo Parlamento deve prendere in considerazione l’adozione di un approccio democratico più diretto e digitale, sfruttando le nuove tecnologie per la salvaguardia della repubblica democratica. (10) Al fine di migliorare il rapporto del Parlamento con la società, i sindacati dei dipendenti, i governi locali e regionali, e le autorità comunali possono presentare proposte di legge al Parlamento». [Fonte: Tovima]

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