Francia: il “Partito di sinistra” verso le europee (con Tsipras ma…)

«Questa Europa non può essere riformata… proporremo la rottura con l’euro-Merkel»

I nostri lettori sanno che in Francia a sinistra dei “socialisti” di Hollande la sinistra radicale è coalizzata nel Front de Gauche (Fronte di Sinistra). Il perno di questa coalizione è il Partito di Sinistra di Jean-Luc Mélenchon che presenta sue proprie liste alle europee, con Tsipras candidato a Presidente della Commissione europea. A differenza dei partigiani italiani di Tsipras, i francesi sono molto più duri contro L’Unione europea e contro la moneta unica. Di seguito uno stralcio della risoluzione del Comitato nazionale del Partito di Sinistra adottata nella sessione del 15-16 febbraio scorso.


Le elezioni europee sono l’appuntamento elettorale più importante dell’anno

Si tratta di una opportunità per l’opposizione di sinistra alle politiche liberiste attuate in Francia così come nell’Unione Europea (UE ) per fare punto e a capo. Fino ad ora, che i governi siano stati diretti dai liberali di destra o dai socialdemocratici, la politica economica e sociale è stata la medesima. Ogni volta che gli è stato offerto di scegliere, i partiti social-liberali hanno preferito unirsi alla destra piuttosto che alla sinistra. Questo accade in 14 dei 28 paesi. Questo è stato il caso per esempio della SPD dopo le ultime elezioni tedesche. Lo stesso tipo di combinazione vale nel Parlamento europeo dove il PSE e il PPE cooperano per applicare una politica liberale e ripartirsi i posti. La mutazione della socialdemocrazia europea è oramai completa: non è più uno strumento di compromesso tra lavoro e capitale, ora è oramai passata dalla parte di quest’ultimo.

Quello che è vero in tutta l’UE, ora lo è anche in Francia. Il PS è ormai disciolto in questa brodaglia politica. Eletto per porre fine alla politica di Nicolas Sarkozy, François Hollande ha applicato la stessa politica di destra. Egli l’ha assunta pienamente: le politiche sul lavoro, l’austerità, i regali costanti agli azionisti, i tagli alla spesa pubblica, la politica anti-ambientalista, tutto l’arsenale neoliberista e oltre. Dopo aver lavorato per lo sviluppo del modello austeritario in Europa con la firma della TSCG [Patto di stabilità e Pareggio di bilancio, Ndr], Hollande ha spudoratamente adottato il modello tedesco della Merkel predisposto a sua volta da Gerhard Schröder. Questo modello, quello di una ripresa basata sulle esportazioni, è deleterio in quanto si basa su una competizione generalizzata tra le nazioni, sulla deflazione salariale e la convergenza sociale verso il basso.

Contestualmente a questa adesione, François Hollande ha cercato di imporre al nostro Paese un’organizzazione territoriale basata su grandi regioni e “aree metropolitane”, ciò in conformità con i vecchi progetti comunitari tendenti a distruggere gli stati nazionali nei quali si esercita la sovranità popolare, e ciò per favorire una concorrenza economica mortale tra i paesi europei. La capitolazione del Capo di Stato della seconda potenza economica europea porta a compimento il progetto di uniformizzazione politica dell’Unione europea. E’ la fine del mito di un’Europa sociale col quale si sono giustificate tutti gli arretramenti della socialdemocrazia. Ricordiamocelo: il PS ha sempre affermato di accettare dei trattati sempre più liberali a favore di una costruzione europea con la promessa che ne avrebbe successivamente cambiato, in realtà è il PS che ha aderito al liberalismo.

Questa cogestione leale del sistema ha conseguenze terribili per il popolo: distruzione sociale, disoccupazione di massa e pauperizzazione, diminuzione della speranza di vita, emorragia migratoria nel Mediterraneo e in Europa orientale, ascesa dell’estrema destra. L’UE è oggi lo spazio economico e politico più aperto al libero scambio, al dumping sociale, fiscale e ambientale generalizzati e dominati dalla finanza. La UE è un fattore aggravante della crisi strutturale del capitalismo. Questa politica violentemente antisociale può applicarsi soltanto a discapito delle sovranità popolari, ciò che accresce la sfiducia dei cittadini nell’Unione Europea.

Queste politiche violentemente antisociali si basano su metodi sempre più autoritari: riforme legislative volte a penalizzare le mobilitazioni popolari (Spagna, Grecia), la repressione e la criminalizzazione delle lotte sindacali in tutto il continente, la violenza della polizia contro i Rom e migranti (Farmakonisi, Ceuta). Queste politiche alimentano i fondamentalismi religiosi offensivi e le forze tradizionaliste di destra le quali, attraverso la loro intensa attività di lobbying, sulla base di stereotipi di genere, cercano di imporre una concezione della vita, della famiglia e della morte reazionari, iniziando col mettere in discussione il diritto delle donne di controllare i loro corpi. Questa Europa non può essere riformata.

Le nostre liste saranno quindi in primo luogo quelle della rottura con l’attuale UE ed i suoi trattati, per la ricostruzione dell’Europa. Il rifiuto dell’Unione europea non è mai stato così forte nel Paese, soprattutto tra le classi popolari. La disperazione popolare aumenta. La massa dei disperati che non fa più riferimento né alla sinistra né alla destra non è mai stata così grande. Le sirene anti-europee del Fronte Nazionale trovano un eco in questo elettorato. Il nostro ruolo è quello di riunire il popolo della sinistra, ma anche quello di dare una forte risposta a questa disperazione e incarnare la rabbia popolare. Noi proporremo misure concrete e radicali di rottura. Le direttive politiche adottati dal nostro Comitato Nazionale il 30 Novembre scorso saranno calate chiaramente in questa campagna dai nostri candidati. Abbiamo bisogno di un’audace e assertiva campagna con chiare parole d’ordine. Questo è il modo per evitare la delusione della gente disperata e il rifiuto della politica.

L’ecosocialismo è la nostra bussola. Lo proporremo come un orizzonte, come avremo modo di proporre la soluzione del protezionismo solidale contro il dumping generalizzato, così come proporremo la rottura con l’euro-Merkel attraverso l’interventismo della Banca di Francia. Mentre François Hollande si è fatto in fretta e furia promotore con Barack Obama del Grande mercato transatlantico [Ttip], abbiamo bisogno di fare delle elezioni europee un vero e proprio referendum contro questo accordo. Noi affermiamo che queste interruzioni sono possibili in Francia subito, disobbedendo, senza attendere l’illusoria Europa sociale in cui nessuno crede. Questa è la condizione per sperare di rifondare d’accapo la costruzione europea.

A qualche mese dalle elezioni, i sostenitori del sistema si servono dell’estrema destra come uno spaventapasseri per portare gli elettori verso la “sicurezza”, vale a dire nel loro ovile. L’estrema destra, compreso il FN in Francia, è effettivamente pericolosa. Social-liberali e liberali non costituiscono un baluardo contro l’estrema destra, ne sono anzi l’incubatrice. Tutti possono vedere che è la loro austerità, i loro tradimenti, il disorientamento che seminano tra la popolazione, che stanno causando l’avanzata di idee nazionaliste e xenofobe. Barroso e la signora Le Pen sono anche le facce di una stessa medaglia. Entrambi sostengono una politica basata sulla concorrenza tra i popoli con il libero scambio sfrenato per il primo, con la svalutazione competitiva per la seconda la quale desidera cancellare la lotta di classe, chiedendo ai lavoratori di sottomettersi agli interessi del capitale.

Siccome sono le uniche a proporre una politica radicalmente diversa basata sul primato assoluto della sovranità popolare, sulla disobbedienza alla UE, sulla rottura con il liberalismo e la solidarietà tra i popoli, le liste dell’altra sinistra rappresentano l’unico antidoto a questi due mali. La vera novità è che le liste che difendono questo programma hanno la possibilità di svolgere un ruolo di primo piano, se non addirittura di diventare le prime forze di sinistra in diversi paesi europei. A cominciare naturalmente da SYRIZA in Grecia. Il leader di Syriza Alexis Tsipras, che sarà il nostro candidato alla presidenza della Commissione europea contro il sistema incarnato dal PPE e dal PSE.

In Francia la questione è la stessa. Dato il momento politico che il nostro paese sta vivendo queste elezioni hanno un valore nazionale doppio. François Hollande ha infatti già programmato una ulteriore escalation nella sua politica neoliberista con il voto sul “patto di responsabilità” dopo le elezioni europee. L’impegno che il governo ha annunciato sul patto la dice lunga sul suo quinquennato. Possiamo anche supporre (come suggeriscono le reazioni positive di gran parte della destra) che egli spera di allargare la sua maggioranza a tutta o a parte dell’opposizione di destra. Nulla esclude che egli intenda chiedere il sostegno per una coalizione di governo coi liberali.

Le elezioni europee saranno quindi anche un’occasione per contribuire a sconfiggere questo progetto. Le nostre liste sono liste anti-“patto di responsabilità”. Sulla base del rifiuto della politica del governo, noi puntiamo a diventare la prima forza a sinistra causando così un terremoto politico. La nostra ambizione è quella di raccogliere una maggioranza alternativa senza aspettare il 2017. Le elezioni europee possono avviare questo processo.

Il Partito di Sinistra considera quindi queste elezioni con uno spirito maggioritario. Ecco perché cercheremo fino alla fine di unire tutti coloro che, facciano già parte del Fronte di Sinistra o meno, rifiutano la politica di austerità a livello nazionale ed europeo e insieme l’integrazione europea.

da sollevAzione