Penosa Rangeri

A proposito di “voto utile”: quando la “sinistra” fa il controcanto a lorsignori

Ecco un bel tema per il giorno delle elezioni: il “voto utile”. La direttrice del Manifesto, Norma Rangeri, è di certo un’autorità in materia. Da sempre, infatti, il suo giornale è uno dei massimi cultori del genere. Sarà per questo che non ha resistito neppure questa volta alla magica formuletta. In campagna elettorale, si sa, il voto alla propria lista è giusto, bello, intelligente, raffinato e perfino sexy. Per quelli del Manifesto, invece, dire “voto utile” è più appropriato. Un modo per essere subalterni, ma senza mai smettere di fare gli snob.

Questa volta, però, il problema è diverso. Ed è solo per questo che ce ne occupiamo. La signora Rangeri sostiene la Lista Tsipras, e dunque non è accusabile, almeno in apparenza, di voler portare acqua al mulino di sempre. Ma il lupo perde il pelo ma non il vizio, e la direttrice ha voluto lasciare, anche in questa occasione, tracce abbondanti dell’adesione dell’attuale “sinistra” al pensiero dominante.  

Leggere per credere questo articolo, uscito ieri sul Manifesto, e significativamente ripreso dal sito del Prc, che evidentemente ne condivide la sostanza.

Il titolo ci ha subito incuriositi: «Niente scherzi. Il voto utile è per Tsipras!». Ora, siccome il cosiddetto “voto utile” è rivolto generalmente contro qualcuno, ci siamo chiesti chi fosse costui. In passato la risposta sarebbe stata scontata: bisognava votare Pds, Ds, Pd, Ulivo, Unione, eccetera, contro il farabutto d’Arcore e la sua accozzaglia di puttane e faccendieri. Ma ora il truffatore è fuori dai giochi. E così pure, almeno temporaneamente, la sua oscena congrega.

Ingenui come siamo, abbiamo sinceramente pensato per un attimo che il “voto utile” della Rangeri fosse rivolto questa volta contro Renzi. Non solo perché in genere si vota “utile” contro chi ha le leve del comando, ma anche per la natura sua e del suo famelico gruppo di potere, portatore di un progetto autoritario ed ultra-liberista.

E invece… invece è stato sufficiente leggere l’incipit dell’articolo per rendersi conto che non si pensa mai abbastanza male di certa gente.

Ecco qua:
«Funziona, purtroppo. Anche per le elezioni del 25 maggio, nell’elettore di sinistra, ancora incerto se e chi votare, suona la sirena del “voto utile”. L’allarme populismo, il pericolo della coppia Grillo-Casaleggio pigliatutto è scattato, alimentato dalla (intelligente) propaganda del Pd: per frenare l’ondata grillina, la diga è Renzi, solo lui ci salverà».

Chi scrive sapeva già di appartenere ad un mondo diverso da quello di una Rangeri, ma dopo questo articolo viene da pensare di abitare perfino galassie diverse. La qualcosa, sia chiaro, di certo non ci dispiace.

Avete capito a quale mondo appartiene la direttrice? A quello che ha come nemico il “populismo”, mica le oligarchie finanziarie, l’eurocrazia di Bruxelles, il boy scout della P2. No, no, quella è tutta brava gente, bersaglio semmai dell’orrendo “populismo”. Da Grillo bisogna salvarsi, mica dall’amico di Marchionne! E allora… “voto utile”, anche se per Tsipras e non per il Pd. Il che è comprensibile, data la funzione di ruota di scorta che la lista altreurista si è auto-assegnata fin dall’inizio.

Di fronte a questo controcanto del coro di lorsignori non c’è bisogno di spendere troppe parole. Con questo editoriale il Manifesto si allinea con il governo e con le oligarchie europee, ripete i concetti sguaiati di Renzi,  Berlusconi e Napolitano. Il grave è che una simile visione sia stata fatta propria anche dal sito del Prc. Ora, è vero che al peggio non c’è limite, ma osiamo sperare che almeno di fronte a questo molti compagni di Rifondazione provino se non altro un po’ di sano disgusto.

Sarebbe già qualcosa, perché in quanto al risultato elettorale degli tsipriti c’è ben poco da dire. Domani sera, statene certi, basterà far ricorso a due proverbi: «chi è causa del suo mal pianga se stesso» o, se preferite: «mal voluto non fu mai troppo».

Ci dispiace per i sinceri militanti comunisti, non certo per il gruppo dirigente. Poteva scegliere diversamente e non lo fatto. E siamo così passati dall’opposizione alle politiche europee alla lotta senza quartiere contro il M5S. Una strada quasi obbligata, dopo essersi accodati al clan di Repubblica ed all’amico dei Riva. L’editoriale di Rangeri non è dunque un incidente, è invece la Norma di chi non sa uscire dal labirinto della subalternità in cui si è da tempo (felicemente?) rinchiuso.