Alla sinistra, secondo Jacques Sapir «resta solo da capire l’importanza della nazione o morire una volta per tutte»

Il terremoto delle elezioni europee ha avuto il suo epicentro in Francia. L’articolo di Sapir, che pubblichiamo di seguito, è stato scritto a caldo subito dopo il risultato elettorale del 25 maggio scorso.

Giorno di espiazione

Le elezioni europee che si sono svolte intorno a questo fine settimana [domenica 25 maggio, in Francia] mostrano una vera e propria ribellione contro le politiche condotte in Europa. Questo è evidente in Francia, in Gran Bretagna, ma anche in Italia, dove il M5S insieme alla Lega Nord e ciò che resta del berlusconismo [Forza Italia], sempre più contro l’UE, hanno fatto più dell’equivalente del PD, il partito di centro-sinistra.

La ribellione è evidente anche in Grecia, dove Syriza ha vinto a pieni voti le elezioni, come nell’Europa dell’ Est, dove predominano dei partiti a dir poco euroscettici e dove l’assenteismo ha rappresentato la grande maggioranza [87% in Slovacchia, 65,8% in Romania e 77% in Polonia]. Queste elezioni confermano al tempo stesso l’assenza di sincronia tra gli spazi politici rappresentati dalle diverse nazioni, poiché questa ribellione ha preso forme molto diverse ereditate dalla struttura e le caratteristiche della vita politica nei diversi Paesi. Ciò conferma che la democrazia è fortemente legata ad una struttura chiamata «Nazione».

Questa assenza di sincronia, se nell’immediato permette ai conservatori del PPE di mantenere una maggioranza relativa, segna la fine delle speranze di alcuni di veder emergere un «popolo» europeo. Continueremo ad avere Francesi, Inglesi, Tedeschi, Italiani, ecc. Se è stato espresso un rifiuto globale, ciò si è verificato in un contesto nazionale che gli ha dato la propria specificità.

In Francia, queste stesse elezioni sono state riconosciute per aver  provocato, secondo le parole del Primo Ministro, un «sisma» o terremoto. Vediamo però di precisare cosa significhi questo. Il sisma  è meno evidente col punteggio del Fronte Nazionale, sebbene storico [25% dei voti, primo partito in Francia] che con il simmetrico crollo del blocco al potere [23% per l’alleanza PS+EELV, cioè Europa Ecologia I Verdi] e dell’UMP, che raccoglie appena il 20 % dei voti. In realtà, se addizioniamo i voti che hanno pesato dal lato dei partiti che hanno rimesso in discussione l’UE [DLR ; FdG, e FN], otteniamo il 35% del suffragio. Si noterà che il successo del Fronte Nazionale non ha impedito al piccolo partito di Nicolas Dupont-Aignan di realizzare un buon punteggio [quasi il 4%]. Si può pensare che se delle meschine querele degli ingranaggi politici non avessero fatto fallire il progetto di liste comuni con i partigiani di Jean-Pierre Chenèvement [il MRC], queste liste avrebbero potuto avere un peso considerevole in queste elezioni. Al contrario, se raggruppiamo i voti dei due partiti che assumevano completamente il federalismo europeo, l’UDI e l’EELV, otteniamo solo il 18% dei voti. E’ una cifra questa che bisogna ricordare. Misura il peso reale dei partigiani del «federalismo» in Francia, leggermente più del 50% dell’hard-core euro-scettico.

Il discorso tenuto domenica sera dal Primo Ministro si è rivelato perfettamente inadeguato e mostra l’incapacità del governo, e delle donne e uomini che lo compongono, di adeguarsi alla nuova situazione. Siamo di fronte a un caso di autismo politico che è veramente patologico. Invece di prendere atto del fatto che gli elettori avevano mandato un messaggio di diffidenza nei confronti dell’Europa, chiedendo più Nazioni e meno Bruxelles, Manuel Valls si è accontentato di ripetere la stessa solfa sulle «riforme» e  sul «cambiare l’Europa». Questo lascia presagire giorni oscuri per la democrazia, con un governo ormai spoglio di legittimità. Di fronte a questo governo che è nudo, è il Fronte Nazionale ora a rappresentare l’opposizione, e questo costituisce il «sisma» in questione.  Un altro discorso è da notare, è quello tenuto dal Presidente francese lunedì sera, il giorno dopo. Un discorso breve e senza grande contenuto, ma un fatto deve essere ricordato: il presidente ha fatto un  enorme lapsus quando ha fatto allusione alla vittoria dei partiti «europeisti» al posto di quelli chiaramente «euroscettici». Questo dimostra la vastità dello shock psicologico che queste elezioni hanno avuto su François Hollande  ed il suo governo.

Paragone tra i risultati del 2009 e del 2014
UMP 2009 27,9% 2014 20,3% differenza -7,6%
PS 2009 16,5% 2014 14,7% differenza -1,8%
Europe Ecologie 2009 16,3% 2014 8,7% differenza -7,6%
MoDem/UDI 2009 8,5 2014 10,0% differenza +1,5%
Front de Gauche 2009 6,5% 2014 6,6% differenza +0,1%
Front National 2009 6,4% 2014 25,1% differenza +18,7%

Risultati per raggruppamenti secondo posizionamento europeo

Federalisti [EELV/UDI] 2009 24,8% 2014 18,7% differenza 6,1%
Euro-mainstream [PS/UMP] 2009 44,4% 2014 34,2% differenza -10,2%
Euro-scettici [DLR/FdG/FN] 2009 14,0% 2014 35,3% differenza +21,3%

In Francia, questi risultati traducono dunque sia un rifiuto massiccio delle istituzioni europee, radicalmente contestate dal 35% dei votanti, sia una crisi particolare nei diversi partiti. L’UMP retrocede in modo spettacolare, risultato per nulla compensato dai timidi progressi dell’UDI. Questo ha portato al «giorno della resa dei conti» del precedente Presidente di questo partito, Jean François Copé, che si è arreso al peso di un’enorme disfatta politica e dello scandalo Bygmalion. Per l’UMP sono senza dubbio la crisi del potere interno così come l’assenza di leggibilità della linea politica di questo partito la causa di questi risultati. La stessa cosa vale per il PS, direttamente affettato dal naufragio del suo alleato ecologista. Come per il PS, dovrebbe continuare la sua marcia verso la distruzione, a causa della politica che continua a portare avanti. C’è un’ostinazione autodistruttiva da parte di Manuel Valls nel persistere con il rigore. Due fatti però attirano la nostra attenzione:

1. Il partito ecologista EELV sta pagando molto pesantemente sia il suo europeismo beato, sia le sue palinodie che mostrano a tutti che è più un sindacato di eletti che un vero partito. I suoi elettori non hanno capito la sua costante malsana contrattazione con il governo.

2. Il Fronte di Sinistra è stato incapace di capitalizzare sul rifiuto del PS e sull’enorme collera che sta crescendo nelle classi popolari. Ciò è dovuto alla mancanza assoluta di leggibilità della sua linea politica, come ha riconosciuto coraggiosamente uno dei due co-presidenti, Jean-Luc Mélanchon. Ma è dovuto soprattutto all’incomprensione profonda di ciò che rappresenta la Nazione, tanto nella realtà quanto nell’immaginario dei Francesi. O conoscerà nelle settimane a venire una rottura culturale fondamentale, un «momento Chevènement», come abbiamo affrontato nel 2007-2008 un «momento Minsky» che lo porti ad una nuova traiettoria, o è destinato a deperire. In fin dei conti resta solo da capire l’importanza della Nazione o morire una volta per tutte.

da RussEurope

Testo gentilmente tradotto da Etienne Ruzic