Oggi, 14 Febbraio 2015, si svolgerà una manifestazione a Roma, Piazza Indipendenza ore 14.30, a sostegno del popolo e del governo greco. Il Coordinamento della Sinistra contro l’Euro sarà presente con le sue proposte, le sue analisi e i suoi valori, distribuendo questo volantino (stampatelo e distribuitelo).
GREXIT: LA ROTTURA È SOLO QUESTIONE DI TEMPO
Pare che il caritatevole sinedrio degli eurocrati concederà alla Grecia 10 miliardi di euro per arrivare a fine agosto – lo 0,05 % del Pil dell’Unione, meno di un’elemosina!
Lo scontro, se come ci auguriamo SYRIZA vorrà, infatti, tenere fede al Programma di Salonicco, è stato solo rimandato di qualche mese. L’Unione europea non può ammettere l’abbandono del dogma neoliberista, non può permettere l’applicazione del suo programma sociale, né autorizzare la moratoria sul debito. Men che meno può accettare che il governo guidato da Syriza ponga fine al regime di protettorato riconquistando la sovranità nazionale.
L’Euro-Germania vuole mettere Tsipras con le spalle al muro: o cede (ed è morto politicamente), o non cede e dovrà uscire dall’eurozona. Cosa, quest’ultima, che nella loro visione corrisponde ugualmente a morte politica certa. Che abbiano ragione nel primo caso non v’è dubbio. Che ce l’abbiano anche nel secondo sarà da vedere.
Tutto dipenderà però dal come si arriverà al decisivo passaggio della rottura con l’euro e con l’Unione. Gli euro-oligarchi hanno già fatto la loro scelta: meglio spingere la Grecia fuori dall’eurozona che darla vinta a SYRIZA. Il solo contagio che infatti essi oggi temono è quello che altri popoli possano imitare quello greco – PODEMOS in Spagna bussa alle porte.
In questo contesto (con buona pace dei “piùeuropeisti)” il governo greco è obbligato ad avere un “piano B di sganciamento”. Varoufakis di sicuro sa qual è. Il punto di partenza è la riconquista della sovranità monetaria. Dunque, via dall’euro e passaggio alla nuova dracma.
Il problema è semmai quello della miglior gestione della rottura con l’eurozona. Queste le misure imprescindibili:
a) rigido controllo sui movimenti dei capitali, onde impedirne la fuga;
b) nazionalizzazione del sistema bancario;
c) forte ristrutturazione del debito (oggi peraltro in mani “europee” all’80%);
d) tutela dei redditi attraverso meccanismi di indicizzazione di salari e pensioni,
e) avvio immediato di una politica espansiva volta a contrastare la dilagante disoccupazione.
Dopo queste misure d’emergenza si tratterà di ricostruire l’economia greca. Il che, sia chiaro, chiederà comunque sacrifici. Ma una cosa è fare sacrifici per alimentare gli avvoltoi del capitalismo-casinò – a proposito, secondo dati ufficiali su 240 miliardi di cosiddetti “aiuti” solo 27 sono arrivati alla Grecia, mentre gli altri 213 sono andati alle banche e al pagamento degli interessi da strozzinaggio imposti sui titoli del debito greco! – altra cosa è farli per rimettere in piedi un paese ed un popolo.
L’alternativa sarebbe solo quella di una miseria senza speranza, sarebbe l’accettazione della morte non solo dell’economia, ma anche della politica e della democrazia. Che è esattamente quel che vorrebbero gli squali della finanza e i caporioni di Bruxelles e Francoforte.
Siamo solidali con SYRIZA oggi, lo saremo ancor più domani quando dovrà decidere di uscire dalla gabbia eurocratica.