La stampa ed i media di regime, siccome sono tutti in mano a proprietari di fede eurista, descrivono Yanis Varoufakis come uno spaccone. Tendono anzi a far credere, senza portare prova alcuna, di dissensi profondi con Tsipras.

Su questa falsariga hanno raccontato della partecipazione del Ministro greco delle finanze al Workshop Ambrosetti di Cernobbio.

Pochi hanno spiegato cosa egli ha detto e il coraggio che ha mostrato andando nella tana del lupo. Ed ha detto cose sacrosante.

Che un’unione monetaria non può reggersi in piedi se non è sorretta da una vera unione politica. Ha affermato che il cosiddetto Quantitative easing di Draghi si risolverà in un flop che accentuerà gli squilibri tra i diversi paesi dell’Unione. Ha quindi avanzato l’idea, se davvero si vuole difendere l’Unione, che la Banca europea degli investimenti emetta titoli per oltre mille miliardi di euro che avrebbero il massimo rating e che la Bce dovrebbe quindi acquistare, allo scopo di rilanciare gli investimenti, anzitutto nei paesi in recessione. Ha detto la verità quando ha affermato che “La Grecia è fallita, lo era già nel 2010 ma si è voluto fingere che non fosse così per trasferire le perdite delle banche francesi e tedesche sui contribuenti europei”. Ha quindi ribadito che, ci voglia il tempo che ci voglia, il governo di Atene è deciso a realizzare il programma con cui ha vinto le elezioni.

Il bello è che queste sue affermazioni sono state inaspettatamente accolte dai partecipanti al summit con acclamazioni di consenso, mentre un silenzio glaciale ha accolto le risposte di rito date da tecnocrati come Visco o Monti. La prova del crescente malumore che serpeggia tra le stesse teste d’uovo del sistema neoliberista verso la setta oligarchica che governa l’Unione europea a trazione tedesca.

Dovessimo descrivere con metafora calcistica la tavola rotonda a cui ha partecipato Varoufakis diremo che si è conclusa a suo favore con un rotondo due a zero. Le punture di spillo della stampa e i ridicoli pettegolezzi non cambieranno questo risultato. L’economista greco è insomma molto più preparato, arguto e coraggioso.

Diventa difficile pensare dunque che Varoufakis e Tsipras si illudano che possa essere raggiunto con gli eurocrati un compromesso dignitoso, che possa essere evitata la rottura con l’eurozona, che SYRIZA non serbi un “piano B”.

Wolfgang Schäuble, da parte sua, ha mandato chiaro il messaggio: il governo tedesco non esclude affatto l’uscita della Grecia dall’euro.

Nel frattempo nel Paese ellenico la situazione diventa ogni giorno più drammatica. Fra due o tre settimane al massimo, il governo non avrà fondi sufficienti per pagare gli stipendi degli statali e le pensioni, e onorare al contempo le scadenze di debito verso i creditori. Nei bilanci bancari le sofferenze sono tornate a crescere (chi ricapitalizzerà le banche evitando il crack?). Famiglie e imprese greche si tengono stretta la liquidità di cui dispongono ed hanno perciò smesso di pagare le tasse e le rate dei prestiti in banca.

Il conto alla rovescia del default è insomma cominciato.

Se la Grecia resterà o meno nell’eurozona si deciderà nelle prossime settimane, al massimo i prossimi mesi. Sapremo presto se, come ci auguriamo, SYRIZA guiderà il riscatto greco o se sarà travolta e finirà nell’ignominia.

da sollevAzione