Qui sotto il comunicato diffuso da “Ora-costituente” e dal “Coordinamento nazionale sinistra contro l’euro”

Bisogna dire le cose come stanno.

La prima cosa che insegna la vicenda greca è che Diavolo e Acqua Santa non possono stare assieme: non si può porre fine all’austericidio neoliberista restando nella gabbia dell’euro e dell’Unione Europea.

Tutte le proposte del governo Tsipras, nonostante fossero ispirate al principio monetarista del pareggio di bilancio e del rigore fiscale, sono state sistematicamente respinte dalla Troika (Commissione europea, Bce e Fmi). Rotta l’estenuante trattativa, davanti al Niet della Troika di fornire liquidità, il governo di Syriza avrebbe potuto dire arrivederci, riprendersi la propria sovranità stampando la propria moneta per dare ossigeno all’economia e venire incontro alle esigenze dei cittadini. Pur di tenere fede al suo sogno “europeista” e tenere aperta la strada di un compromesso, Syriza ha scelto invece la via rischiosa del referendum.

Formalmente il quesito chiede ai greci se accettano o meno l’ultimo diktat della Troika. In verità la posta in palio è molto più alta. Se vincono i i falchi tedeschi ed i loro fantocci (tra cui il governo Renzi) saranno ancora più forti, quindi legittimati a procedere nello smantellamento di quanto resta delle conquiste sociali e democratiche dei popoli, il tutto per sorreggere lo strapotere della grande finanza predatoria.

Non promette purtroppo nulla di buono il basso profilo scelto da Tsipras. A pochi giorni dalla sfida decisiva — mentre il nemico terrorizza i greci con la minaccia di cacciarli dall’eurozona: qualcosa che rassomiglia alla tattica dell’assedio per fame —, il governo greco invece di mostrare la massima determinazione, non esitando ad affermare di essere pronto ad uscire dall’euro (la sola cosa che spaventi davvero Merkel e compagnia), si è dato la zappa sui piedi, dichiarando di essere pronto a riaprire il negoziato pur di restare nell’eurozona.

Con questo Stato maggiore alla testa si rischia di perdere una battaglia che invece dev’essere vinta ad ogni costo. Adesso una sola è infatti la parola d’ordine in Grecia: punire, con la vittoria del NO, l’eurocrazia neoliberista guidata dal governo tedesco. Per vincere occorre la massima unità del popolo greco, e questa unità la si può ottenere solo se si mette avanti a tutte le altre considerazioni l’istanza della sovranità nazionale e popolare. Occorre che il governo greco, nei pochi giorni che restano alla sfida, si faccia campione dell’orgoglio patriottico e democratico del proprio popolo.

Questa è infatti la posta in palio del referendum:
riguadagnare la sovranità nazionale o perseverare nella sudditanza, difendere l’indipendenza o diventare protettorato coloniale.

Solidarietà col popolo greco!
Liberiamoci dal giogo dell’eurocrazia e dei suoi carcerieri!

“ORA” Costituente
Coordinamento Nazionale della Sinistra contro l’Euro