Alternativa per la Germania: ma quale?
C’è un solo vincitore delle elezioni svoltesi ieri in tre importanti regioni (land) della Germania, è Alternativa per la Germania (AfD) di Frauke Petry (nella foto).
Se ha perso la Merkel, ancora peggio è andata per i socialdemocratici — che, ricordiamolo, sono al governo con i democristiani. Ha perso anzitutto il blocco finanziario-industriale del grande capitalismo tedesco, che non solo appoggia il blocco eurista Merkel-Socialdemocrazia, ma difende a spada tratta l’Unione europea e la sua moneta unica.
Un segnale che anche in Germania sta collassando il regime bipartitico ed eurocratico, che si entra in un periodo di instabilità politica e sociale. Non è cosa di poco conto, dato che la “stabilità” è il vero e proprio dogma, se si preferisce il tabu, lo scudo di ultima istanza che le élite tedesche hanno utilizzato per conservare l’esistente, e per mettere in evidenza come la Germania fosse diversa, cioè meritasse la supremazia in Europa.
Sì, finisce ufficialmente il mito della stabilità germanica.
AfD non è una meteora, la sua ascesa travolgente, anzitutto nelle regioni orientali più povere, indica invece che i mutamenti del panorama politico tedesco sono strutturali, di fondo, irreversibili.
I media italiani di regime non esprimono solo inquietudine, lasciano trasparire il panico. Li preoccupa non solo che AfD sia contro l’immigrazione di massa (cosa per loro del tutto secondaria, patetico alibi ideologico per demonizzare AfD), li preoccupa che questo partito sia per farla finita con l’euro. Li terrorizza l’idea che alla loro Unione europea venga a mancare la locomotiva tedesca. Per questo rovesciano su AfD ogni sorta di soliti insulti, i soliti anatemi: populisti, xenofobi, avventuristi, ecc.
Non abbiamo alcuna simpatia per AfD.
E’ indiscutibile che esso sia (in barba a quelli che cianciano di fine della dicotomia destra-sinistra) un partito apertamente conservatore, decisamente neoliberista. Ed è indiscutibile che la Germania stia andando a destra — a conferma di una tendenza generale che riguarda anzitutto l’Europa del nord.
Ma non se ne può più di quello che Preve chiamava PUPC (Partito Unico Politicamente Corretto), per cui tutto ciò che sfugge al suo controllo, tutto ciò che rifugge alla narrazione ideologica eurista, è condannato come appestato, satanizzato.
Meglio per le forze democratiche e rivoluzionarie (tanto più quelle italiane) analizzare a mente fredda e ben comprendere chi è AfD, cosa bolle nella pentola tedesca, ovvero con chi avremo a che fare nei prossimi anni.
Georg Pazderski, uno dei dirigenti di AfD dichiara al Corriere della Sera di oggi:
«Siamo contro l’euro. Non si è mai vista una moneta unica senza un sistema fiscale a sostenerla. Va abolito. Perché salvare una Grecia che non potrà mai restituire alcun prestito? E perché rischiare per l’insolvenza della banche italiane? Non siamo contro l’Unione europea ma dev’essere come la NATO, un’alleanza che rispetta la sovranità di ciascun membro, non quel mostro burocratico sovranazionale che è oggi. Siamo liberisti in economia e conservatori nei valori della famiglia e della religione. Difendiamo l’originalità delle culture nazionali e il diritto dei tedeschi ad essere orgogliosi. Siamo una democrazia di successo, basta coi sensi di colpa».
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Per capire AfD vale la pena leggersi con attenzione quel che risponde la leader di Afd, Frauke Petry a la Repubblica di ieri, (intervista di Tonia Mastrobuoni), testata di prima linea del PUPC, il Partito Unico Politicamente Corretto, che quando si tratta di demonizzare gli avversari del “politicamente corretto”, se ne fotte…
“Siamo liberal-conservatori”
di Frauke Petry
D. Angela Merkel è stata criticata fortemente, anche dal suo partito, perché non vuole stabilire un tetto agli arrivi dei profughi. Ma lei cosa propone?
R. “Su Angela Merkel e i governi che l’hanno preceduta grava la responsabilità di una politica migratoria catastrofica. Di questo passo, è una traiettoria che rischia di spazzare via l’Europa democratica e liberale degli ultimi decenni. Io penso che possiamo aiutare senza problemi i profughi veri, soprattutto coloro che provengono dalla Siria o i cristiani perseguitati dell’Iraq. Ma per frenare l’immigrazione clandestina, soprattutto i migranti economici, occorre mandare un segnale politico molto chiaro ai Paesi di origine: controlli alle frontiere, l’eliminazione di incentivi finanziari che possano attirarli qui e una riforma del diritto di asilo”.
D. A giudicare dai sondaggi, il suo partito dovrebbe riuscire ad entrare i tutti e tre i parlamenti dei Land dove si vota oggi, in Sassonia-Anhalt siete dati addirittura al 19%. Pensa che possiate diventare un giorno una “volkspartei”, un partito di massa?
“Ne sono convinta. Tra i nostri membri ci sono esponenti di tutti gli strati della società, operai, accademici, studenti, pensionati, disoccupati. Ma anche tra i nostri elettori il quadro è simile. L’Afd raccoglie consensi in tutta la società, non solo in singoli gruppi”.
D. Qualcuno la definisce “la Marine Le Pen tedesca”. Cosa ne pensa? Ci sono molte somiglianze tra il suo partito e il Front National o anche la Lega di Matteo Salvini?
“Qual è lo scopo di questa domanda? Noi coltiviamo rapporti con molti partiti, al livello europeo. Ma il nostro compito principale è occuparci dei problemi tedeschi”.
D. Siete ancora dell’idea che la Germania debba uscire dall’euro?
“E’ l’Europa intera che avrebbe bisogno di chiudere con l’esperienza dell’euro. Bisognerebbe tornare alle monete nazionali o a gruppi più piccoli che mantengano una valuta unica. Anche la Germania ne avrebbe bisogno. Ogni Paese ha bisogno della moneta che si adegua meglio alla sua economia. Siccome l’euro non può rispettare questa elementare regola economica, va abolito. Altrimenti i divari economici – e sociali – tra singoli Paesi non faranno che crescere”.
D. Lei è finita recentemente nella bufera per aver detto che in casi di emergenza bisognerebbe poter sparare alle frontiere contro i migrati illegali.
“In quell’intervista, dopo ripetute insistenze, ho spiegato qual è attualmente la cornice legale in Germania. La questione era se si possono difendere le frontiere in generale o no. Alcuni politici continuano a ripetere che non si possono difendere. Io ho semplicemente chiarito che i confini possono essere difesi, eccome, e che, anzi, è obbligatorio difenderli, se la sovranità nazionale è minacciata. La riproduzione sbagliata e fuorviante delle mie parole – “voglio sparare ai profughi” – è diffamante. La verità è che i vecchi partiti ci temono e che i media pensano solo a fare audience. Per raggiungere questo scopo, ogni mezzo è giustificato”.
D. Quanto è vicino il suo partito agli anti-musulmani di Pegida? Alcuni esponenti di primissimo piano dell’Afd sono andati alle loro manifestazioni contro la presunta “islamizzazione” dell’occidente. E tra i manifestanti ci sono anche neonazisti, non solo “cittadini preoccupati”.
“L’Afd esiste da molto più tempo. Le nostre battaglie sono per una democrazia più diretta, per regole più severe sulle politiche migratorie e sul diritto di asilo, ma in generale per un rispristino della legalità – quotidianamente calpestata dal governo Merkel – e per una migliore politica per le famiglie. Chiediamo anche di rafforzare la sicurezza interna smettendola di tagliare fondi alla polizia, di non esagerare con il mainstream gender, di fare politiche più intelligenti verso la Russia. Ma in ogni caso l’Afd è un partito intenzionato a rafforzare la democrazia a favore degli elettori”.
D. Sì, ma cosa ne pensa di Pegida?
“E’ un movimento che porta in strada – a ragione – il malessere dei cittadini. Ma non c’è nessun legame con loro, né organizzativo, né dal punto di vista dei contenuti – tutto il resto è calunnia. Purtroppo non ci si occupa mai con il dovuto distacco di questo fenomeno”.
D. Le loro piazze pullulano di estremisti di destra
“Se estremisti di destra partecipano alle loro manifestazioni, tocca agli organizzatori risponderne. Io, però, non c’entro nulla. E anche la sua domanda è problematica. Non sarebbe molto più problematico per il senso della democrazia se manifestazioni pacifiche non potessero essere più organizzate per il dubbio che vi partecipino gruppi o persone indesiderati?”
D. Il suo vice, Alexander Gauland ha detto in un’intervista recente che sulla questione dei profughi “non dobbiamo farci ricattare dagli occhi dei bambini”. Non è un po’ brutale? Quei bambini scappano da guerre.
“La guerra è brutale perché si basa sul fanatismo religioso e su interessi geostrategici. Mostrare occhi di bambini può servire, purtroppo, a evitare qualsiasi riflessione su queste cause. Allo stesso modo un’immagine del genere scongiura una discussione aperta e critica sulle politiche migratorie. Abbiamo già vissuto, in passato, un dibattito sull’immigrazione viziato dal tentativo di usare immagini del genere per promuovere la “willkommenskultur”, le politiche di benvenuto. Ma ogni decisione razionale ha bisogno che si usi il cuore, ma anche la testa. Altrimenti si rischia il ricatto. Peraltro, il 70% dei migranti sono giovani uomini”.
D. L’Afd viene definito un partito “populista di destra”; e lei è accusata in particolare di aver imposto al suo movimento una decisa svolta a destra dopo l’uscita del fondatore, Bernd Lucke. Come giudica questa definizione e come risponde a queste accuse?
“L’Afd è un partito liberal-conservatore che nel 2013 ha riunito diverse persone preoccupate per la crisi dell’euro e per la crescente statalizzazione dell’Unione europea. Inoltre siamo critici con l’indebolimento della democrazia dovuto alla scarsa partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Al livello federale, i referendum non esistono, ad oggi. E al livello dei Land, il quorum è troppo alto”.
D. Le vostre idee sull’economia, contrariamente a quelle di altri partiti di destra, sono liberiste.
“L’Afd attira persone che vogliono uno Stato snello e che vogliono godersi le proprie libertà individuali nei limiti consentiti dallo Stato di diritto. Siamo liberal-borghesi. Tra di noi ci sono anche moltissimi ex elettori dell’ala conservatrice della Cdu che sono convinti che lo Stato non sia più in grado di tutelare i loro valori. Ma ci sono anche sostenitori di uno Stato più sociale. Il nostro Stato prima scoraggia i cittadini in molti ambiti, poi cerca di limitare i danni attraverso aiuti pubblici. Meglio uno Stato che garantisca la cornice giusta (attraverso una buona politica economia e fiscale) e che sia una buona base di partenza per la giustizia sociale nel Paese”.
D. A giudicare dalle dichiarazioni di alcuni esponenti del suo partito, tra i suoi seguaci si nasconde un’anima ben più radicale.
“Che l’Afd venga definita radicale è qualcosa di abbastanza tipico per un partito giovane. Tipicamente riuniamo chi urla e chi parla a bassa voce, chi esprime le proprie opinioni in maniera più sfumata e chi no. E’ molto caratteristico per una forza politica nata da poco. Si pensi ai Verdi degli anni 80, anche loro hanno attraversato scissioni e nuovi inizi. Tra l’altro, non hanno ancora deciso in che direzione vogliono andare veramente”.
da sollevAzione