La stampa di regime non perde occasione per segnalare quelle che chiama “giravolte” di M5S sull’uscita dall’euro.

Da parte nostra abbiamo segnalato più volte le incertezze di M5S. Anzi, per essere più precisi, abbiamo denunciato le dichiarazioni pro-euro di Di Maio, registrando che nei Cinque Stelle ci sono due posizioni.

Orbene, l’altro ieri Beppe Grillo era a Bruxelles, ad incontrare gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle. Com’è andata? Cosa ha detto Grillo?

Stiamo a cosa scrive ANSA:
«(ANSA) – BRUXELLES, 9 NOV – In quasi tre ore di faccia a faccia a porte chiuse, il leader – secondo quanto riferito da fonti del M5S – si è soffermato sui risvolti dell’elezione di Donald Trump e si è aggiornato sui dossier europei, dal Ttip alla Cina e alle questioni dell’immigrazione, definite una “vergogna” per il fatto che siano “un’emergenza continua”. Ai suoi parlamentari ha quindi chiesto di “impegnarsi al massimo” per risolvere tutte le questioni aperte, ma ha anche ricordato che il M5S è arrivato in Europa “con un programma chiaro” in cui uno dei punti è se l’Italia debba restare o meno nella moneta unica “ma non è mai messa in discussione l’appartenenza alla Ue”».

Cosa salta agli occhi? Che Grillo immagina un’uscita dell’Italia dall’eurozona restando tuttavia nell’Unione. Non è una novità è anzi la riconferma di quanto si sapeva — vedi QUI (2012) QUI (2014) e alle porte della Brexit:

«Il Movimento 5 Stelle è in Europa e non ha nessuna intenzione di abbandonarla. Se non fossimo interessati all’Unione Europea non ci saremmo mai candidati; qui, invece, abbiamo eletto la seconda delegazione italiana. L’Italia è uno dei Paesi fondatori dell’UE, ma ci sono molte cose di questa Europa che non funzionano. L’unico modo per cambiare questa “Unione” è il costante impegno istituzionale, per questo il Movimento 5 Stelle si sta battendo per trasformare l’UE dall’interno».

Chi ci legge sa cosa pensiamo: che l’Italia debba venir via anche dall’Unione europea, disdettando i trattati (da quello di Maastricht al Fiscal compact), per la semplice ragione che essi incatenano il Paese ad una politica neoliberista, austeritaria, antipopolare. Se si vuole davvero riconquistare la sovranità politica, non si può restare in questa Unione.

Tuttavia non siamo tra coloro che a causa di questa loro linea inconseguente, sparano istericamente addosso ai Cinque Stelle. Perché non lo facciamo? Per la semplice ragione che se un Paese del peso dell’Italia esce dall’euro ciò sancirebbe la fine dell’Unione. Si faccia avanti chi ritiene il contrario. Ci si spieghi come la Ue, che già è in via di disfacimento, potrebbe sopravvivere ad un terremoto quale sarebbe la decisione unilaterale di Roma di riprendersi la sovranità monetaria.

Grillo ha infine ribadito a Bruxelles che l’Italia deve sì uscire dall’euro, ma lo si dovrebbe fare solo dopo una consultazione referendaria: “… uno dei punti è se l’Italia debba restare o meno nella moneta unica”. In buona sostanza Grillo dice che l’ultima parola spetta ai cittadini.

Proposta apparentemente ineccepibile sul piano del rispetto della democrazia formale. Peccato che sul piano sostanziale si presta a numerose obiezioni.

Un movimento politico che si candida alla guida del Paese dovrebbe dire con chiarezza cosa farebbe in caso salga al governo, se prenderà misure unilaterali per l’uscita dall’eurozona.

Si comprende quale sia la preoccupazione di Grillo e M5S: quella di evitare che in vista di elezioni politiche che porterebbero M5S al governo i mostri che tirano i fili dei mercati finanziari si avventino sul nostro Paese provocando una massiccia fuga dei capitali, quindi anche dai titoli di debito italiani, con immediato crollo delle principali banche.

E’ una preoccupazione legittima? Sì che lo è.
Abbiamo visto con quale cinica risolutezza le oligarchie hanno agito per defenestrare Berlusconi e spianare la strada a Monti, abbiamo poi visto cosa han fatto in Grecia dopo l’ascesa al governo di Syriza.

Il problema è che, per come stanno messe le cose, non ci sono né trucchi né astuzie tattiche che potranno evitare lo scontro tra un governo sovrano e le potenze della finanza predatoria e l’eurocrazia a guida tedesca.

Ammesso e non concesso che i poteri forti non facciano partire la campagna di paura e di sabotaggio già alle porte delle prossime elezioni, questa scatterà implacabile per terrorizzare gli italiani in caso un governo M5S indica un qualche tipo di referendum in cui si chieda si o no all’euro. La resa dei conti sarebbe solo posticipata e quel governo dovrebbe sciogliere il nodo gordiano di contrastare l’attacco speculativo e la fuga dei capitali prima ancora che i cittadini decidano con il loro voto.

Quindi il governo, onde evitare quanto accaduto ai greci alle porte dell’OXI, quando la Bce chiuse i rubinetti della liquidità, o capitolerà, come fece Tsipras, oppure dovrà, per l’intanto, mettere in circolazione subito una moneta complementare per dare ossigeno all’economia, in vista dell’inevitabile uscita unilaterale.