«Una vittoria del NO sarà l’ultimo schiaffo alle élite oligarchiche e tecnocratiche, alla loro pretesa di portarci via gli ultimi scampoli di sovranità popolare e nazionale».

Una delle cartucce sparate da Renzi per evitare che sia travolto dal NO, è stato il discorso che il suo governo se ne frega dei vincoli  che impone l’Unione europea.

Con la sua proverbiale faccia tosta Renzi ha sostenuto che occorre farla finita con l’austerità e l’Europa dei burocrati e dei tecnocrati.

Renzi, furbescamente, ha cercato insomma di intercettare il diffuso malumore, se non proprio l’idiosincrasia, di tanti cittadini verso il regime eurista, cercando di accreditarsi come il patriota che persegue gli interessi del Paese.

Così abbiamo l’ultimissima sua battuta, quella per cui, se vince il NO, verrà un altro governo tecnico, ovvero, torneremmo sotto il protettorato euro-tedesco.

Il fatto è che, dall’arrivo di Monti in poi, non ne siamo mai usciti. La politica economica del governo Renzi-Padoan, al di là di meschine e mirate regalie, non rompe affatto i vincoli imposti dalla Ue sulle politiche di bilancio, non pone affatto fine alle politiche austeritarie, antipopolari e neoliberiste imposte dal Fiscal compact.

Per questo tutti i poteri forti euristi e globalisti si sono schierati compattamente per il SÌ, facendo cadere la maschera che Renzi ha indossato.

All’appello mancava solo uno dei suoi padroni, il potente e famigerato ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble.

Leggiamo su la repubblica di ieri:
«Non è una novità: qualche settimana fa, nell’indifferenza generale, Wolfgang Schaeuble aveva già espresso il suo endorsement convinto a Matteo Renzi, sostenendo dalla Romania che avrebbe votato sì al referendum. Oggi, durante un convegno organizzato dalla fondazione Koerber, ha ripetuto il concetto: “Se fossi italiano lo voterei, anche se non appartiene alla mia famiglia politica” e ha aggiunto, “spero in un successo di Renzi”.

Su Renzi, Schaeuble ha anche puntualizzato che “dà l’idea più di altri di poter fare le riforme”. Dunque, “anche se dovesse andar male, spero che continuerà a cercare altre vie per far avanzare l’Italia. Se perdesse, non vuol dire che si ritirerà dalla vita politica. Continuerà comunque a impegnarsi per migliorare l’Italia”».

Morale della favola: oltre le Alpi hanno ben capito che il referendum del 4 dicembre è anche, volenti o nolenti, un referendum sull’Unione europea, pro o contro il regime dell’euro. Una vittoria del NO sarà l’ultimo schiaffo alle élite oligarchiche e tecnocratiche, alla loro pretesa di portarci via gli ultimi scampoli di sovranità popolare e nazionale.

da sollevAzione