A passo di corsa Gentiloni si presenta oggi in Parlamento per chiedere la fiducia ed entrare in carica. Che peste lo colga!

12 ministri su 18 sono gli stessi di quello precedente schiantatosi il 4 dicembre, per di più la Boschi, l’artefice dello scasso bocciato dagli italiani, addirittura promossa in un posto chiave come vice presidente del Consiglio. Il segnale inviato a chi comanda davvero (la plutocrazia finanziaria e bancaria, il grande capitalismo globalista) non poteva essere più chiaro: “ce ne freghiamo di quel che pensa e vuole la maggioranza dei cittadini”. Nulla cambia quindi: la stanza dei bottoni è blindata, occupata da servi fidati.

Non solo giusto ma sacrosanto, in queste condizioni, che le opposizioni, e tra questa la sola che conti davvero, quella del Movimento 5 Stelle, non partecipino al rito farsesco dell’intronazione del governo Gentiloni.

Che Renzi e la sua cricca vogliano andare ad elezioni in primavera, certo dopo avere varato una legge elettorale fatta su misura per conservare il potere, è evidente, e per questo hanno imbottito l’Esecutivo di propri lacchè. Che si vada effettivamente al voto a giugno, tuttavia, è da vedere. Chi comanda davvero (e chi comanda davvero non si presenta alle elezioni) vorrebbe fare le scarpe a Renzi, portando la legislatura alla sua fine naturale del febbraio 2018 e quindi votare fra un anno e mezzo. Ai poteri forti serve tempo, tempo per architettare un piano onde evitare che il governo vada in mano alle opposizioni, leggi M5S e suoi eventuali alleati.

La decisione dei Cinque Stelle di disertare il Parlamento, di lasciare nudo il Re, va quindi nella giusta direzione: dimostra che non ci si muove a rimorchio della guerra per bande che dilania il Palazzo.

Prima ancora del 4 dicembre, certi di una forte vittoria del NO ma anche che gli sconfitti, malgrado le sicure dimissioni di Renzi, avrebbero fatto di tutto per restare al potere — quindi riservandosi la facoltà di imporre una legge elettorale truccata — noi suggerivamo alle opposizioni parlamentari l’Aventino, ovvero di uscire dal Parlamento, non per un giorno solo, ma stabilmente. Proponevamo un’azione non solo simbolica contundente, allo scopo di suscitare una forte mobilitazione popolare per sabotare l’azione eversiva dei servi usciti sconfitti dal referendum, per dare quindi seguito alla domanda di sovranità popolare espressasi nelle urne il 4 dicembre.

Le cose pare stiano andando proprio in questa direzione: il Movimento 5 Stelle non solo ha proposto per oggi e domani “un Flash Mob per la Democrazia dove a parlare e ad essere ascoltati saranno i cittadini”, ha annunciato «Entro il 24 gennaio organizzeremo una grande manifestazione per la dignità dei cittadini. Domani partirà il countdown. È ora di applicare l’articolo 1 della Costituzione che abbiamo difeso: la sovranità appartiene al popolo!»

Noi saremo a fianco del Movimento 5 Stelle, nella preparazione di questa mobilitazione che dovrà essere grande, pacifica ma combattiva. Tutte le forze sociali e politiche democratiche che hanno contribuito alla vittoria del NO, debbono fare altrettanto. Ci dicono: “Ma l’Aventino andò a finire male, il fascismo ebbe la meglio”. Vero, non dovremo commettere lo stesso errore degli antifascisti di allora, che invece di fare appello alla mobilitazione popolare, fecero affidamento sul Re affinché fosse lui a togliere di mezzo Mussolini.

Davanti alla arroganza e protervia dei poteri forti non resta al popolo che la protesta!

E’ nelle piazze che esso dovrà dimostrare di essere sovrano, è nelle piazze che dovrà prendere forma quello che abbiamo chiamato “BLOCCO COSTITUZIONALE”, nella prospettiva di prendere in mano le redini del Paese.

Consiglio Nazionale di Programma 101