Gli autentici democratici e gli euro-critici di tutte le correnti accolgono con favore la notizia che la Brexit — a seguito della decisione del Consiglio europeo dei Primi Ministri e dei Presidenti di passare alla fase successiva dei negoziati UE/UK, quella sul periodo dell’uscita di due anni e sull’accordo commerciale post-divorzio tra il Regno Unito e l’UE — è in atto.
Se ci fosse stato un fallimento per far avanzare i negoziati verso la fase 2, gli ultra-europeisti e altri euro-fanatici di ogni colore sarebbero stati felici.
La decisione presa l’altro giorno dal Consiglio europeo significa che le speranze di coloro che avrebbero voluto fermare la Brexit si sono ridotte notevolmente, anche se essi continuano a sperare ed a fare tutto il possibile per far deragliare questo processo.
I politici e commentatori dei media irlandesi meno innamorati della UE dovranno ora cominciare ad interrogarsi, e sarebbe la prima volta, se è davvero una buona idea per lo stato irlandese rimanere in una UE sempre più federalista, visto che un milione e mezzo di nostri compatrioti nell’Irlanda del Nord la lasceranno.
Dovranno chiedersi se vogliono essere responsabili di una nuova partizione dell’Irlanda!
Se i negoziati EU/UK sfoceranno in una Brexit verace, ciò vorrà dire che il Regno Unito, nella sua interezza, lascerà il mercato unico e l’unione doganale con la UE alla fine del periodo di due anni proposto dal governo britannico per la transizione e l’attuazione di questi negoziati. Si può essere sicuri che anche la Repubblica di Irlanda SEGUIRA’ IL REGNO UNITO NELL’USCITA dati gli svantaggi dello Stato irlandese nel rimanere nella UE mentre il Regno Unito se ne va.
Tuttavia è sempre probabile che prevarranno per qualche tempo, nella Repubblica d’Irlanda, le voci dei pii sostenitori dello “Stay”, ed è certo che essi cercheranno di ribaltare il risultato del referendum democratico del 2016 nel Regno Unito — in particolare nella speranza che la Brexit possa ancora essere bocciata dal Parlamento di Westminster o da un cambio di governo nel Regno Unito durante i negoziati. Gli eurofanatici sperano infine in una Brexit “leggera”, ovvero che il Regno Unito rimarrà effettivamente sotto la giurisdizione sovranazionale dell’UE.
I sinceri democratici, ovunque essi siano, augurano al primo ministro britannico Theresa May ed al suo governo ogni successo nella realizzazione di un Brexit che abbia un senso e che dia ai cittadini britannici il controllo democratico della propria legislazione che li ritiri dal mercato unico della UE e dall’unione doganale.
Dublino, 18 dicembre 2017
*Anthony Coughlan
Professore emerito associato in Politica sociale al Trinity College di Dublino. Membro del Coordinamento internazionale no-euro no-ue.
Traduzione a cura di SOLLEVAZIONE