Luigi Pecchioli [nella foto], segretario del “partito” Riscossa Italia, si è sentito in obbligo di rispondere, con un messaggio video, a SOLLEVAZIONE in merito alla candidatura di due loro dirigenti di spicco con formazioni neofasciste; per la precisione del segretario Marco Mori con Casa Pound, e della senatrice Paola De Pin con Forza Nuova ed a quanto scritto da Boghetta e Porcaro in merito all’approdo di Alberto Bagnai alla Lega salviniana.

QUANDO LA PEZZA È PEGGIORE DEL BUCO

Luigi Pecchioli è una brava persona. Il suo messaggio video fa anzi una certa tenerezza. La sua difesa d’ufficio di Riscossa Italia fa acqua da tutte le parti. Come avvocato la sua arringa è un disastro poiché conferma i gravi capi d’imputazione che gravano sulla testa dello sfortunato assistito.

Quale fosse il succo della nostra critica è presto detto. Se un piccolo movimento politico vede il suo portavoce (Marco Mori) e una dirigente di primo piano (la senatrice Paola De Pin) passare il primo con Casa Pound e la seconda con Forza Nuova, qualcosa vorrà dire. Non indica forse che c’era del marcio nel “sovranismo” di questo “partito”?

Cosa fosse “marcio” è presto detto: in virtù della favoletta che non ci sarebbero più né destra né sinistra, ed in barba ai giuramenti solenni sulla Costituzione, Riscossa Italia postulava un’idea ambigua della sovranità per cui: (1) uscita “keynesiana” o liberista dall’euro sarebbe questione di lana caprina; (2) quindi sì ad un’alleanza politica di tutti i “sovranisti”, leghisti e fascisti compresi. Due tesi distintive del “Bagnai pensiero” (che tanti danni ha fatto) il quale, più furbo e ambizioso, è infatti finito con la Lega.

C’è forse, nel discorso di Pecchioli, un’autocritica? Nessuna. Si prende forse atto che il “piccolo mondo sovranista” era affetto da un morbo? Che Riscossa Italia era uno dei fattori di  contagio? Che un ciclo si chiude e uno nuovo va aperto? Per niente, tutto va bene madama la marchesa. Buona fortuna!

Può essere utile a questo punto segnalare i passaggi più significativi del discorso del Pecchioli. Il primo è formidabile:
«Non ci siamo presentati a queste elezioni per non spaccare il fronte sovranista, che si è compattato dietro alla candidatura di Alberto Bagnai. (…) Presentarsi con la Lega mentre si sforza di voltare pagina aggiungendo alla loro compagine dei sovranisti importanti… è una cosa importante, e per questo abbiamo deciso di non ostacolare questa posizione».

Suvvia amici cari! Che cazzata è mai questa? Non vi siete presentati per la semplice ragione che non ce l’avete fatta, e non ce l’avete fatta perché avete scioccamente sperato, fino all’ultimo istante, che la senatrice De Pin, aderente al gruppo parlamentare GAL, potesse per questo evitare la faticosa raccolta delle firme.

«L’errore [di Programma 101 e SOLLEVAZIONE, Ndr] è quello di cercare la purezza delle posizioni di sinistra negli altri. Quindi si dialoga solo con chi è di sinistra, solo con chi ha una storia di sinistra… Quindi questo essere settari, questo cercare la purezza, che è un po’ razzista, è ciò che ha portato spesso alla sconfitta e alle scissioni della sinistra».

Sorvoliamo per carità di patria sulla “purezza razzista”. Pecchioli, di nuovo, mente sapendo di mentire. Sin da luglio scorso Programma 101 e la C.L.N. fecero appello a tutti i gruppi del sovranismo costituzionale  a fare fronte in vista delle elezioni. La risposta di Riscossa Italia, carta canta, fu un secco no. L’11 novembre facemmo l’ennesimo tentativo unitario. Assieme agli amici di Unione di Scopo convocammo un incontro unitario, lanciando l’allarme che i tempi per una lista del sovranismo costituzionale erano ormai strettissimi. Riscossa Italia addirittura non si peritò di partecipare. L’accusa di settarismo va dunque respinta al mittente.

Ma procediamo passando alla terza chicca:
«Questa purezza porta a criticare un Bagnai che onestamente ha provato in tutti i modi a cambiare la sinistra dall’interno ma ha trovato solo rifiuto e derisione e che si è candidato giustamente con l’unico partito che gli ha dato un minimo di spazio. La Lega è il partito in cui Salvini è uscito dalle consultazioni con Napolitano sventolando il suo libro Il tramonto dell’euro dicendo che quella era una lettura che lo aveva illuminato e che avrebbe molto pensato su questo».

Eccoci alla seconda storiella, quella per cui l’essersi candidato con la destra liberista e xenofoba sarebbe colpa della sinistra che non ha compreso il grande genio Bagnai e gli ha chiuso la porta in faccia. Questa bubbola autoassolutoria del Bagnai è falsa ed è diventata stucchevole. C’era la possibilità di costituire un movimento politico indipendente del sovranismo costituzionale che avrebbe potuto aprirsi un varco grande a sinistra, Bagnai, con “contezza di spirto”, si è sempre messo di traverso. Punto.

Perché lo ha fatto? Per quattro ragioni fondamentali che condensano il Bagnai pensiero: (1) ha sempre ritenuto che l’euro sarebbe venuto giù da solo e molto presto; (2) nel caso sarebbe comunque stato un pezzo dell’élite a farci uscire dall’euro; (3) la sinistra si è suicidata, la destra avanza, ed è a destra che occorre buttarsi; (4) siamo in un sistema “nazista” che ci consente solo di votare contro, in cui non c’è spazio di votare per.

A questa visione in cui ogni porcheria politica si autogiustifica (la profezia che si autoavvera) si aggiunge un elemento psicologico, la  mania di grandezza, il narcisismo conclamato di Bagnai.
Ma Pecchioli non solo scagiona Bagnai dalle sue responsabilità politiche, fa peggio. Dopo l’umiliante marchetta del seminario dell’ottobre scorso insiste con un patetico endorsement elettorale per la Lega. Infatti egli afferma:
«Ora, Salvini sarà tutto quello che vi pare, però lui sta cercando di fare uno spostamento della Lega la quale all’interno ha la parte più becera, per carità, però qualcosa ha cercato di fare  e sicuramente Bagnai può aiutare piuttosto che portare l’acqua alla parte liberista. Ci riuscirà, non ci riuscirà, non importa, è una scelta che va capita».

Qual è dunque il desolante succo del discorso di Pecchioli?  Si può riassume così: “Beh, sì, certo, Mori non avrebbe dovuto andare con Casa Pound, né la De Pin con Forza Nuova. E’ con Bagnai e Salvini invece che dobbiamo andare”.

Non la zuppa, il panbagnato. E il marcio resta.

da sollevAzione