Nonostante il cognome che porta, o forse proprio per questo, Maurizio Acerbo (foto) è l’attuale segretario di Rifondazione Comunista.
Ieri ci siamo imbattuti in un suo scritto, rivolto ai compagni del proprio partito che hanno promosso un appello contrario all’adesione a Potere al popolo. Il testo di Acerbo sarebbe di scarsissima importanza, nelle intenzioni il solito edificante pistolotto diretto ad un corpo militante riottoso assai, affinché si adegui alle direttive del più scalcinato gruppo dirigente che la storia dei comunisti ricordi.
Esso diventa interessante solo per la confessione che contiene.
Compagni, dice Acerbo, sono dieci anni che non ne azzecchiamo una, ma noi siamo testardi e ci vogliamo riprovare! Ma riprovare cosa? – si chiede il lettore ingenuamente curioso. Ovvio, a fare l’unica cosa che sappiamo fare: presentarci alle elezioni e, soprattutto, perderle rovinosamente. La nostra specialità si chiama ammucchiata senza principi, mica vorrete rinunciarci per le europee 2019?
Questa nostra libera traduzione dall’acerbese è forse troppo irriverente? Solo apparentemente, perché mettendola sull’ironico ci risparmiamo in fondo quei giudizi più severi cui i lettori arriveranno di sicuro leggendo integralmente questa parte del testo del segretario del Prc:
«Non è un caso che il documento politico della assemblea nazionale di Napoli di Potere al popolo contiene l’indicazione di verificare la possibilità di fare una lista con De Magistris e di aggregare un più largo schieramento come anche il documento del nostro Comitato Politico Nazionale.
In questi mesi abbiamo attivamente lavorato a questo scopo attraverso una costante interlocuzione non solo dentro Potere al popolo, l’Altra Europa, la Rete delle Città in Comune ma con Dema, Diem e tante altre soggettività politiche e di movimento. (…) Proprio sabato 15 settembre… si è tenuto un incontro a Roma che ha segnato il primo passo concreto verso il “quarto polo” con la disponibilità dichiarata di Luigi De Magistris a un impegno diretto nella costruzione di una lista-coalizione per le elezioni europee.
È evidente che il coinvolgimento di De Magistris facilita la convergenza di un largo schieramento ma segnalo che la condizione che il sindaco di Napoli ha posto chiaramente è che vi sia la confluenza di Potere al popolo, Diem e Altra Europa nel progetto.
Saranno gli aderenti a Potere al popolo a decidere se partecipare o meno a una coalizione con De Magistris e tutto il resto della sinistra antiliberista. In caso di una votazione negativa da parte degli aderenti a Potere al popolo la disponibilità di De Magistris verrebbe meno e la possibilità di costruire un “quarto polo” diventerebbe assai più complicata».
Accipicchia! E’ vero, nulla di nuovo sotto il sole, nulla di imprevisto, tantomeno di sorprendente, Ma questa coazione a ripetere è davvero imbarazzante. Almeno per tre motivi.
Il primo è che sono dieci anni esatti che si percorre questa strada – 2008: La Sinistra l’Arcobaleno, 2009: Rifondazione-Comunisti Italiani, 2013: Rivoluzione Civile, 2014: l’Altra Europa con Tsipras; 2018: Potere al popolo. Questo continuo cambio della carta d’identità, accompagnato dalla costante incapacità di confrontarsi con le fratture che la crisi ha determinato nella società, ha prodotto un’ineguagliabile serie di rovesci elettorali. Solo nel 2014 l’Altra Europa con Tsipras riuscì a superare per un pelo la soglia del 4%, ma l’alleanza politica che aveva sorretto quel risultato andò in frantumi una settimana dopo il voto, a dimostrazione di quanto siano fragili certi carrozzoni. Una lezione che pare non sia servita a nulla se oggi si ripropone un’ammucchiata ancor più caotica di quella.
Il secondo motivo di sconcerto sta appunto nella confusione politica dell’operazione che si profila, stavolta ancor più seria dei precedenti citati. Se in Rifondazione domina evidentemente il caos, Potere al popolo ha aderito alla piattaforma di Lisbona nata in funzione anti-Tsipras. Qui invece gli tsiprioti più convinti (Altra Europa) dovrebbero stare insieme agli anti-tsiprioti; di più: i no-euro e no-Ue di Eurostop (questo formalmente dicono di essere) dovrebbero stare insieme ai portavoce del “più Europa” di sinistra rappresentati dagli amici italiani del club Varoufakis (Diem). Una babele niente male, che immaginiamo metta in sofferenza Eurostop (chi è causa del suo mal…), mentre – in questa baraonda – degli amici di Senso Comune si son perse sostanzialmente le tracce.
Ma c’è un terzo motivo, che dovrebbe far riflettere forse ancor più degli altri. Nelle quindici righe citate del testo di Acerbo ricorre ben 6 volte (sei) il nome del salvatore della patria, quello dell’ex magistrato e attuale sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Alla faccia del “populismo”! Una citazione ogni due righe e mezzo: francamente un record! E piuttosto imbarazzante per chi dice di opporsi alla personalizzazione della politica. Una cosa mai vista, neppure in quest’epoca triste in cui pure il senso del ridicolo è andato smarrito come cosa vecchia e disdicevole.
Il succo del testo di Acerbo è comunque chiaro: primo, l’unica cosa che ci interessa sono le elezioni; secondo, sì sono elezioni europee ma dell’Europa (tantomeno dell’euro e dei suoi comandamenti) parleremo il meno possibile; terzo, per provare a farcela siamo pronti ad unire cani e porci; quarto (e più importante), pendiamo totalmente dalle labbra di “Giggino” e guai a chi potrebbe guastargli l’umore.
Ora, siccome chi scrive ama la razionalità, una domanda ci sorge spontanea: ma qual è il senso, razionale appunto, di questo ennesimo pasticcio che si va preparando nella buffa cucina della sinistra sinistrata?
Alcune cose si possono capire da questo articolo, piuttosto dettagliato, di Checchino Antonini su Left. De Magistris – lo si è visto nel 2013 come alle ultime politiche – preferisce mandare avanti gli altri, e per ora non ci ha preso un granché. Per scendere in campo vorrà essere il leader assoluto della nuova accozzaglia elettorale in fase di confuso allestimento. Se lo farà, sarà assai più vicino all’impostazione di Varoufakis (Europa o morte…) che non a quella di Mélenchon. Più che alla ricerca di consensi nel vasto campo populista, andrà a caccia dell’ex elettorato piddino. Magari dal punto di vista elettorale un’operazione meno stupida del solito, ma con quali prospettive politiche se non quella di riempire lo spicchio di sinistra del campo delle èlite?
Meditate gente, meditate.