Il governo non aveva fatto in tempo ad inviare a Bruxelles la Nota di aggiornamento al Def che fulminea è arrivata la risposta:
«I target di bilancio rivisti sembrano, ad una prima vista, puntare ad una deviazione significativa dal percorso raccomandato dal Consiglio. Questa è una fonte di seria preoccupazione”: lo scrivono i commissari Moscovici e Dombrovskis nella lettera all’Italia, chiedendo alle autorità di “assicurare che la bozza di legge di stabilità sarà in linea con le regole comuni di bilancio».

Tradotto: secco no della Commissione al Def per cui, o verranno apportate modifiche profonde con una Legge di bilancio gradita a lorisgnori, oppure l’Italia verrà spinta nell’abisso.

Nel frattempo il solitamente informato Alessandro De Angelis scrive sull’Huffington Post che con le visite di Draghi (Bce) e Visco (Bankitalia) a Mattarella, si sarebbe costituito un “informale comitato di responsabili della crisi”. La qual cosa ha tutta l’aria di essere un’apripista della troika.

Vedremo. Resta che la risposta di Bruxelles è un avviso di guerra a Di Maio e Salvini: o vi piegate ai nostri diktat oppure sarà scontro frontale.

Questa vicenda mostra subito due cose: (1) che viene delusa la speranza del governo giallo-verde di addivenire ad un compromesso onorevole con Bruxelles e quindi, (2) che per il nostro Paese non c’è possibilità di svolgere politiche sovrane dentro la gabbia dell’Unione.

L’obbiettivo tattico dell’eurocrazia è chiaro: sottoporre il governo a tali e tante pressioni da costringerlo a rimodulare Def e Legge di bilancio, ovvero a compiere un gesto di sottomissione. Le armi a disposizione dell’eurocrazia sono diverse, sono quelle già usate per portare Monti al governo nel 2011 e quelle scagliate contro il popolo greco. Il nemico dispone non solo dell’appoggio del Pd e di Fi, non solo della sua Quinta colonna in seno al governo; ha dalla sua Mattarella che minaccia di non firmare né questo Def né tantomeno una Legge di bilancio ad esso ostile.

Si può capire la fermezza di Bruxelles: è in gioco la vita o la morte dell’Unione europea. Tanto più in un contesto geopolitico segnato dal conflitto aspro con gli Stati Uniti di Trump, il quale, contrariamente a quanto fece Obama sulla vicenda greca, non pare interverrà per salvare l’euro-Germania. Si avvera ciò che da tempo avevamo previsto, che l’Italia è il campo di battaglia e la posta in palio, assieme alla sua sovranità, c’è il destino dell’euro e della moneta unica.

Che faranno dunque Di Maio e Salvini? Accetteranno di mettersi in ginocchio sacrificando l’Italia e se stessi o resisteranno? Per resistere (e vincere) hanno una sola arma, fare leva sul grande consenso di cui godono chiamando il popolo lavoratore ad una grande mobilitazione in difesa dell’interesse e della sovranità nazionali. In caso contrario saranno travolti e con essi l’Italia.

Non dev’esserci dubbio, in caso di guerra, quale lato della barricata sceglierà la SINISTRA PATRIOTTICA.