Giorni addietro commentavo l’intervista di Salvini in cui affermava lapidariamente che:

«La Lega non ha in testa l’uscita dall’euro o dall’Unione europea. Lo dico ancora meglio: l’euro è irreversibile».

Come i 5 Stelle, anche la Lega, dopo anni di strepitii contro l’euro e l’Unione europea, ha compiuto il voltafaccia: dal “sovranismo” all’europeismo. Come diceva il Cristo, “non si può ubbidire a due padroni”. Tra la maggioranza del popolo lavoratore che detesta l’Unione eurocratica e la grande borghesia italiana euroinomane, anche la Lega ha scelto il lato della barricata.

Ma Salvini non è un pirla. Sapendo fin troppo bene che la sua base militante e gran parte dei suoi votanti, se non proprio anti-euro sono sicuramente euro-critici, ha voluto che dal palco di Piazza San Giovanni, assieme a Berlusconi venisse osannato l’alfiere no-euro Alberto Bagnai.

Da una parte il vessillifero anticomunista dell’Unione europea e della sudditanza italiana, dall’altra l’alfiere no-euro e il portabandiera della sovranità nazionale e democratica. Il miracolo è compiuto: diavolo e Acqua santa, belzebù e angeli uniti in un unico e pornografico afflato.

Beninteso, Bagnai si è guardato bene dal sostenere quel che ha sempre sostenuto. Il nostro è diventato un maestro nell’arte del cerchiobottismo, nel dire e nel non dire, dell’adeguarsi alla bisogna, ovvero nell’adeguarsi alle giravolte del suo grande capo.

Guardandosi bene dal rivendicare l’uscita dall’euro ha preferito l’allusione alla Brexit, ma solo per sottolineare quanto sia preziosa la democrazia. Un tipico caso di schizofrenia o dissociazione cognitiva. Si tenga infatti presente che solo pochi giorni fa il Bagnai era nella delegazione leghista che in Cassazione depositava il testo per una legge di iniziativa popolare per un doppio e autoritario sventramento della Costituzione —  legge elettorale ultra-maggioritaria e  presidenzialismo —, e che Bagnai è tra coloro che in Senato hanno votato a favore della drastica riduzione dei parlamentari.

Chi per anni ha voluto seguire Bagnai, fino nella Lega, dice che quella del nostro è solo dissimulazione. Ma qual è il confine tra dissimulazione e giravolta politica? Essi non lo dicono e dileguano ogni giorno che passa questa frontiera.

La verità, ed essi se ne debbono fare una ragione, è che l’uscita dall’euro non è più nell’agenda della Lega. Bagnai lo sa benissimo. Egli ha una carta di riserva: non c’è più bisogno di menarsela per l’uscita perché tanto l’euro verrà giù da solo. La tesi l’ha spiegata papale papale Antonio Maria Rinaldi (certe volte farebbe bene a tacere invece di fare affermazioni gravissime) in Tv un paio di sere fa . A domanda, “Ma lei è ancora per l’uscita dall’euro?”, ha risposto: ” Io sono qui, sulla riva del fiume, ad aspettare il cadavere che passa. Farà il botto, vedrete”. Sulla stessa linea Claudio Borghi Aquilini.

Ecco dunque a voi Qui, Quo e Qua.

Dopo essere entrati nei parlamenti come campioni della battaglia per l’uscita dall’euro, dopo aver scritto libri, saggi e ripetuto in ogni dove della necessità di batterci per riprenderci la sovranità popolare e nazionale, ora ci vengono a dire: “contrordine ragazzi, deponete le armi, che tanto sarà il nemico a consegnarcela”.
Se non è il risultato dell’essersi fatti corrompere dalla poltrona e dal prestigio è come dire: siamo pazzi, arrendetevi.

Ma dico io, come si fa a non sentire puzza di presa per il culo?!