Umbria: dietro al trionfo della destra

L’enorme avanzata elettorale delle destre nelle elezioni in Umbria, tanto più dato l’alto afflusso alle urne rispetto alla precedente tornata elettorale, si spiega solo a patto di di considerare che, come un’alluvione, essa è stata possibile perché alimentata da molti rivoli.

Voglio provare ad indicarli, seguendo un ordine sregolato che solo col tempo, quando l’alluvione sarà passata e avremo sotto gli occhi il paesaggio che ne verrà fuori, sarà possibile mettere in ordine per importanza. Sia come sia il dato umbro ha un rilievo che va ben oltre la portata regionale, ci dice anzi molte cose sul Paese e cosa bolle in pentola.

(1) GUERRA PER BANDE NEL PD. Lega e FdI stravincono perché una parte consistente dei notabili piddini, non solo renziani, ha voluto punire Zingaretti ed il nuovo gruppo dirigente del PD — esso, chiedendo le dimissioni della Marini, causò la caduta della giunta regionale.

(2) SUICIDIO M5S. Lega e FdI stravincono perché buona parte degli elettori pentastellati, e anzitutto dei pochi attivisti di peso rimasti, hanno voluto condannare, assieme all’alleanza col Pd — furono i 5 Stelle a sollevare contro il Pd lo scandalo di “sanitopoli” — la propria cupola dirigente nazionale.

(3) BOCCIATO IL GOVERNO CONTE. Lega e FdI stravincono perché i cittadini hanno voluto bocciare non solo il Governo Conte bis, ma la sua grottesca Legge di bilancio.

(4) COME SI PRENDONO I VOTI. Lega e FdI stravincono perché sia Salvini che la Meloni hanno fatto una campagna elettorale vecchia maniera, martellante, generosa, esemplare, mobilitando zona per zona, comune per comune i loro militanti. Altro che facebook…

(5) VOTO DI PROTESTA. Lega e FdI stravincono perché sono riusciti ad incamerare un massiccio voto di protesta sociale e popolare degli strati più umili della popolazione, usciti massacrati da un decennio di gravissima crisi economica.

(6) SOVRANITÀ NAZIONALE. Lega e FdI stravincono perché sono apparse come forze sovraniste, dando così voce al diffuso sentimento patriottico.

(7) ODIO DELL’ÉLITE. Lega e FdI stravincono perché la maggioranza dei cittadini ha voluto così condannare l’inciucio romano che ha dato vita al Conte bis, impedendo con una brutale manovra élitaria e di palazzo le elezioni anticipate.

(8) ORDINE E SICUREZZA. Lega e FdI stravincono perché sono percepiti come destra vera, paladini di un’idea sicuritaria e autoritaria dello Stato.

(9) CENTRO-SINISTRA SENZA TESTA. Lega e FdI hanno vinto perché il candidato di Pd e 5 Stelle (Bianconi) è stato considerato dagli umbri una mezza tacca senza arte né parte,  rappresentante di interessi di classe antipopolari, con la sconfitta scritta in fronte.

(10) CONTRO LA CORRUZIONE. Lega e FdI hanno stravinto perché hanno incamerato il diffuso senso di schifo verso il sistema marcio, depravato e nepotistico di cui il Pd era diventato simbolo, quindi il desiderio di una classe politica pulita e onesta.

(11) LA FIGURA DEL CAPO. Quella di ieri è anzitutto la vittoria indiscutibile di Matteo Salvini. I cittadini non soltanto apprezzano il suo stile populista e politicamente scorretto, sono ammaliati dal suo carisma.

(12) IL TRADIMENTO. Molti dei cittadini umbri hanno votato a destra pur essendo di sinistra ovvero avendo a cuore principi come l’eguaglianza sociale e ripugnanza per le classi dominanti. Col voto essi hanno voluto condannare come grandi traditori i partiti della sinistra, storica e non.

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Se quanto detto è corretto, se nel giustificare la vittoria delle destre concorrono così tanti fattori, generali e peculiari, serve dire che questa vittoria ha una sua intrinseca fragilità. Dentro una crisi sistemica e con la recessione in arrivo, tutto è destinato a dileguarsi ed a lasciare il posto a nuovi assestamenti.

Addendum

— Il sottoscritto ha votato Rossano Rubicondi, candidato del Partito comunista. Lo scarso radicamento sociale del partito non ha consentito una campagna elettorale capillare. Il grosso del lavoro è caduto infatti sulle spalle di Rubicondi. Non ha pagato, come noi avevamo detto, il testardo identitarismo ideologico e simbolico. Non ci sono più contadini che usano il falcetto, o operai che picchiano col martello. Non si può, come ha fatto pubblicamente Marco Rizzo, sostenere che il “socialismo” sovietico era il regno di Bengodi. Non ha pagato una campagna elettorale oltre che timida nei toni (la radicalità affidata miracolisticamente alla presunta efficacia, che non c’è più, del simbolo) di mera testimonianza.

— Quando cadde la giunta regionale con la possibilità di elezioni anticipate a stretto giro, la nostra proposta fu quella di dare vita, coi 5 Stelle (c’era ancora, anche se fibrillava il governo giallo-verde), ad un “terzo polo” popolare indipendente e opposto al centro-destra avanzante e al centro-sinistra declinante.  Come dimostrarono le elezioni comunali a Foligno, era realistico pensare di ottenere e superare il 10% e forse più. La nostra proposta cadde nel vuoto.

— L’occupazione da parte delle destre del governo regionale (dopo quelli nelle principali città) non produrrà alcun stravolgimento. I poteri forti regionali che per decenni hanno sostenuto il notabilato piddino, ora hanno scelto un referente per non cambiare nulla. Gli umbri hanno votato per il cambiamento, avranno né più e ne meno che la conservazione dell’esistente.

— L’Umbria non cessa con queste elezioni di essere un laboratorio di rilevanza nazionale. Proprio qui si deve sperimentare una nuova via. Come scritto ieri da un lettore:

«Un’opposizione potrebbe sorgere attorno a quella che chiamiamo “sinistra patriottica”, nazionale-popolare. La posta in palio non è, nei prossimi anni, ricavarsi una nicchia per tirare a campare, raccattare voti nostalgici di un passato che non tornerà più, ma sfidare in campo aperto le destre, contendendo loro l’egemonia politica».

Può sembrare follia, ma è la follia, il coraggio di osare e di pensare in grande, il solo sentiero da percorrere.