Giorni addietro, commentando la richiesta di Salvini di ripristinare lo “scudo penale” per i manager di Arcelor Mittal, lo definivo IL SOVRANISTA DI SUA MAESTA’.
Le cose accadute negli ultimi giorni mi pare lo confermino.
Che l’immunità penale in caso di non rispetto dei vincoli ambientali (come nell’accordo sottoscritto col governo) fosse un pretesto, è mostrato con ogni evidenza dal fatto che ora la multinazionale “per non andarsene” annuncia un taglio drastico della produzione con tanto di dimezzamento degli addetti.
Un ricatto che fa tremare il governo e che sta smascherando tutti i politicanti neoliberisti, tra questi il Salvini. Chi non è accecato dal neoliberismo sa che la nazionalizzazione dell’impianto siderurgico è la sola soluzione fattibile. Contro questa soluzione si sono subito schierati tutti i neoliberisti: la Confindustria ovviamente, il Ministro dell’economia, renziani, il Pd e quindi Matteo Salvini. Tutti concordi che lo Stato non deve impicciarsi, che deve lasciare mano libera all’impresa. Tutti concordi nel rispettare il divieto europeo ad “aiuti di Stato”. E Salvini rincara la dose perorando, da perfetto montiano che “invece di creare ostacoli il governo deve favorire gli investimenti di aziende estere”. Viva quindi la globalizzazione, viva il libero scorazzare dei capitali, viva il liberoscambismo!
E fin qui eravamo alla torta. Ci mancava la ciliegina e Salvini non ce l’ha fatta mancare.
Il 6 novembre scorso, ospite del cyborg Mario Giordano (trasmissione “Fuori dal coro” di rete 4), alla domanda secca del conduttore:
«Mario Draghi prossimo presidente della Repubblica?”. E il leader della Lega risponde senza esitazioni: “Why not? Diamoci un tocco di inglese”».