Comunicato n. 12/2019 del Comitato centrale di Programma 101
MES: il governo Conte se ne deve andare!
Via dalla gabbia dell’Euro!
L’Italia è sotto attacco e la classe politica cincischia. Posto davanti all’ennesima stretta delle regole europee il Paese è a un bivio: o accettarle, perdendo la propria sovranità non solo sulla politica di bilancio, ma pure sulla gestione del debito; o respingerle in toto con tutte le conseguenze del caso. Ovvio come la tutela dell’interesse nazionale coincida con la seconda opzione, altrettanto ovvio come la classe dirigente attuale (a partire dal governo) vada invece in direzione della prima.
Di fronte a questo tradimento degli italiani, certo non nuovo ma non per questo meno grave, la cacciata del governo Conte deve essere il primo obiettivo di chiunque abbia a cuore le sorti del nostro Paese.
Da quando è nato, il MES è uno degli strumenti con i quali l’Euro-Germania impone la propria visione ordoliberista, un decisivo cane da guardia dell’intangibilità delle politiche austeritarie. La sua riforma – ecco come l’UE sa riformarsi! – vuole rendere questo strumento ancora più oppressivo. Non solo, per come le nuove regole sono congegnate, è chiaro che ad essere sotto tiro è fondamentalmente l’Italia.
Visti i suoi poteri di vita o di morte sui singoli stati, vista la sua possibilità di dettar legge in maniera insindacabile, garantendo tra l’altro la piena impunità dei sui oscuri funzionari, il MES si presenta come la Troika del prossimo decennio. Una “Troika” nella quale Francia e Germania avranno diritto di veto, l’Italia ovviamente no.
Al MES, strutturato esattamente come un’enorme banca d’affari privata (con tanto di possibilità di utilizzare i paradisi fiscali), spetterà il diritto di dividere i paesi dell’Eurozona in “buoni” e “cattivi” da punire e disciplinare. Avendo il diritto di decidere eventuali default sul debito pubblico, questo fondo avrà in mano il destino di milioni di risparmiatori e quello dell’intero sistema bancario del Paese preso di mira. Ma siccome questo ancora non basta, per colpire al meglio le banche italiane – facendone così un ghiotto boccone per i soliti noti – ci penseranno le norme sull’Unione bancaria, con le quali si pretende una svalutazione dei titoli del debito italiano da esse posseduti
Di fronte a questa mostruosità cosa dicono le forze politiche parlamentari? Nel campo governativo, mentre il Pd (inclusa la sua costola renziana) inneggia tanto al MES che all’Unione bancaria, con la pittoresca motivazione secondo cui queste norme non verranno mai applicate, M5s e Leu si limitano a chiedere un rinvio della sottoscrizione del trattato. Ipotesi che Bruxelles potrebbe accogliere, a condizione che tra due mesi si accettino esattamente le stesse regole già scritte oggi a chiare lettere…
Se le forze di maggioranza si sono messe di fatto in un vicolo cieco, la stessa opposizione della destra non è per nulla convincente. Non solo la Lega era al governo quando, nel giugno scorso, Conte e Tria avallavano l’accordo in sede europea. Non solo la questione del MES è stata portata allo scoperto solo dopo l’apertura della crisi di governo di agosto, ma qui è in ballo una questione assai più rilevante: quella di una linea di coerente alternativa a quelle che possiamo definire come “leggi dell’euro”. Linea che ad oggi proprio non c’è.
La riforma del MES non è infatti un fulmine a ciel sereno, né una stravaganza dei paesi nord-europei che ruotano attorno alla Germania. Essa è invece l’ennesima sbarra di una gabbia che ha la sua ragion d’essere nella difesa di una moneta unica che anche Lega ed M5s adesso dichiarano irreversibile.
Fermare il MES è la priorità dell’oggi. E per ottenere questo risultato ci si deve alleare con chiunque condivida quell’obiettivo. Ma quel NO avrà senso solo se si prenderà la via della liberazione nazionale, l’unica strada sensata per porre fine al delirio di questi anni: quella dell’Italexit.