«Whashington dovrebbe sfruttare questa finestra di tempo per infliggere a Mosca dei costi salatissimi, così da costringerla a ripensare la propria espansione occidentale. L’Ucraina è il cuore di questa strategia. Gli Stati Uniti devono utilizzarla per sfibrare, prosciugare e impoverire la Russia, organizzando approvvigionamenti militari continuativi alle forze locali aiutandole a costruire una ridotta nell’Ovest del paese. Devono inoltre assicurare rinforzi alla prima linea della NATO, senza dimenticare di mantenere le proprie capacità migliori per contrastare un’eventuale mossa cinese su Taiwan. (…) Dovremmo avviare un programma di armamento a lungo termine per gli ucraini, come facemmo negli anni Ottanta con i mujahidin afghani contro l’Urss».
[A. Wess Mitchell, già assistente segretario di Stato USA per gli affari europei ed eurasiatici. LIMES 2/2022]
Il conflitto in Ucraina sta alla terza guerra mondiale come la guerra civile in Spagna (1936-39) lo è stata alla seconda. Quanto accade nelle pianure russo-ucraine è una “prova generale” di quello che appare come l’imminente scontro frontale tra il blocco imperialistico occidentale capeggiato dagli Stati Uniti e quello orientale alla cui testa la Russia sta tentando di porsi.
Imminente ma non inevitabile.
Va scongiurato questo scontro? Sì, va scongiurato. Non serve ovviamente fare gli esorcismi. Chiediamoci: cosa possiamo fare noi, qui in Italia, per evitare la terza guerra mondiale? Sento già chi sussurra: “Niente! l’Italia non conta nulla, noi non contiamo nulla, siamo perduti!”.
Questa rassegnazione va contrastata e condannata per quel che è: un aiuto ai guerrafondai ed ai demiurghi del Grande Reset (come strumento di resettaggio sistemico, la guerra è, infatti, cento volte più potente dell’Operazione Covid).
Va combattuta la concezione che sottostà alla rassegnazione: l’inevitabilismo — l’idea fatalistica che sia già tutto scritto da una maligna Provvidenza, o che la storia la fanno solo loro, le élite, mentre le classi subalterne sarebbero condannate ad assistere impotenti e ad ubbidire.
No, la terza guerra mondiale non è inevitabile, la corsa verso il baratro della civiltà si può e si deve evitare. Ci sono almeno tre modi per togliere di mezzo questo governo e tirar fuori l’Italia dalla guerra. Il primo: con una congiura di palazzo, ovvero un voto di sfiducia in Parlamento. Il secondo: con la mobilitazione popolare, con una lotta multiforme per rovesciarlo. Il terzo: una combinazione dei due. Facile immaginare quale micidiale colpo subirebbe la Santa Alleanza imperialista se cadesse il governo Draghi.
Che la maggioranza che sostiene Draghi si sfasci presto è improbabile ma non impossibile. Le crepe sono evidenti. Nei prossimi mesi, che saranno segnati da una crisi sociale drammatica, queste crepe sono destinate ad allargarsi, tanto più se, invece di un cessate il fuoco, avremo l’esacerbazione del conflitto tra Russia e il blocco USA-NATO-UE-Ucraina.
In questo contesto le forze dell’opposizione hanno il dovere di suscitare e organizzare le lotte sociali per indebolire il governo, minando la sua già traballante egemonia. Non si tratta di creare il disordine, ma di suscitare un’ordinata e organizzata instabilità. Le occasioni per allargare le crepe in seno al blocco di governo non mancheranno. Più difficoltà creeremo al governo, più esso sarà indotto a fare passi falsi.
Facciamo quindi il nostro dovere, il quale si può racchiudere in pochissime parole: fomentare e organizzare le proteste sociali, tenendo assieme pace e giustizia sociale, no alla guerra e no al massacro sociale per finanziarla.
Massima unità delle forze d’opposizione con l’obbiettivo di mandare a casa Draghi, questa è la suprema consegna in questo momento. Attenti dunque ai gatekeeper, che sono di diversa specie, ma la più pericolosa è composta proprio da coloro che invece di lavorare per costruire un fronte unitario, agiscono per dividere e seminare zizzania.
All’erta dunque! Facciamo la nostra parte!
07 aprile 2022