Ci avevamo visto abbastanza giusto nell’ultimo articolo pubblicato sulla guerra in Ucraina ormai qualche mese fa. Avevamo infatti previsto che l’inverno, a quel tempo alle porte, avrebbe rallentato ancor di più la guerra in corso. Inoltre, avevamo precisato come i potenziali cambiamenti sarebbero potuti avvenire nel Donbass ed in quei, pochi, territori in cui la controffensiva ucraina aveva portato a qualche, seppur misero, risultato. La conquista di Avdiivka, riconosciuta questa volta all’istante anche dall’Occidente, rappresenta più che mai un’altra vittoria simbolica dopo quella di Bakhmut. Ma la cattura della città non è solo un obiettivo di propaganda. Vediamo il perché.
Ad oggi gli obiettivi russi in Donbass non sono ancora del tutto completati: nessun oblast è pienamente occupato e, nonostante la produzione russa stia raggiungendo i suoi picchi, le difficoltà sul campo esistono. Gli attacchi sulla roccaforte ucraina di Avdiivka sono andati avanti per mesi, alle volte con esiti disastrosi. Tuttavia da un po’ di settimane si era compreso che fosse soltanto questione di tempo: l’esercito russo aveva fatto utilizzo sempre più massiccio di aviazione, droni suicidi ed aveva convogliato sulla zona moltissime truppe. D’altra parte gli ucraini, oltre a scontare difficoltà interne di cui parleremo successivamente, non hanno certo lasciato libero campo ai nemici; sfruttando le varie barriere sul percorso dei russi si sono saputi difendere più che egregiamente per molti mesi. La vera differenza, però, l’hanno fatta gli armamenti in campo. Con gli approvvigionamenti agli ucraini in drastico calo dall’inizio dell’estate, ed una industria militare russa che ha continuare ad attivare tutto gli armamenti antiquati che ha trovato sul territorio nazionale, si è arrivati ad un punto in cui Kiev ha dovuto per forza di cose salvaguardare il munizionamento risultando, però, svantaggiata nello scontro con le truppe di Mosca. L’arrivo dell’inverno, inoltre, ha compromesso la viabilità dell’area e l’unica strada asfaltata, che passa vicino a Stepove, è finita sotto il mirino dell’artiglieria e delle truppe russe che hanno portato sempre più pressione in quell’area.
Dentro la città, a lungo contesa prima di un’accelerata russa a cui si è assistito dall’inizio di febbraio in poi, i russi hanno dovuto riscoprire tecniche militari di ogni sorta: si è ripartiti, per esempio, dai tunnel. Questo è dovuto principalmente all’impossibilità, provata sulla propria carne sia dagli ucraini sia da Mosca, di poter avanzare in campo aperto, nei campi o sulle strade, con molti blindati. Il disastro, nel caso suddetto , è assicurato. I tunnel hanno permesso ai russi di poter ritrovarsi dietro le linee nemiche e guadagnare cosi qualche km alla volta. Una strana, ma non così improbabile, involuzione della guerra che, all’aumentare della sua efficienza e dell’utilizzo della tecnologia, riscopre modalità vecchie per arrecare danno al nemico.
Ma non potremmo non ritagliare uno spazio in questo articolo ai malumori interni alla società e all’élite ucraina; la recente cacciata del generale Zaluzhny, a favore del generale Syrsky definito anche “il macellaio” dai suoi stessi uomini, non è un fatto marginale. Sappiamo infatti che Zaluzhny era contrario alla controffensiva ucraina, poi fallita, e che firmò in tempi non sospetti l’atto di ritiro dalla città di Bakhmut salvo, però, poi doverlo cancellare sotto ordine di Zelensky. Quest’ultimo ha accusato Zaluzhny di atteggiamento poco patriottico e di non credere nella vittoria ucraina. Sappiamo, tuttavia, che il consenso fra le truppe e nel paese di questo generale è molto alto: parliamo circa dell’80%. Ma non è l’unico caso: possiamo pensare al sindaco di Kiev, per esempio, il quale si è dimostrato più volte critico nei confronti del presidente ucraino. Klitschko, oltre ad avere attinto a quanto pare a molti fondi pubblici in questi mesi per non si sa quali lavori, si è lamentato più volte della carenza di armi e munizionamento ed ha dichiarato ad inizio dicembre 2023 che Zelensky pagherà per gli errori commessi. Ma la lista non è finita; vi è anche Arestovich, ex consigliere del presidente, che da mesi va ripetendo che è necessaria una trattativa con la Russia e rumors dicono che egli si presenterà alle prossime elezioni (quando e se queste vi saranno). Ed ancora il caso della moglie del capo dell’intelligence ucraina Marianna Budanova avvelenata a Kiev nel novembre scorso in circostante sospette. O, ancora, la bomba fra i regali del consigliere di Zaluzhny ovvero Gennadiy Chastiakov. Senza, poi, dimenticare i vari scricchiolii degli alleati, fra cui il più fragoroso interno agli Stati Uniti e relativo allo sblocco dei 50 miliardi destinati all’Ucraina.
Insomma, qual è la situazione oggi sul campo? Gli ucraini devono necessariamente riposizionarsi su una linea difensiva più difendibile. Questo permetterà alle truppe di Mosca di avanzare ancora qualche km nella zona di Donetsk. Avdviivka è una città importante, è indubbio. Essa era necessaria per gli obbiettivi russi e, pur essendo stata una battaglia sanguinosa come quella di Bakhmut, la sua rilevanza è sicuramente superiore rispetto a quest’ultima, poiché permette a Mosca di accorciare il fronte di 15/20 km e di poter, in altri punti della linea di contatto, evitare campi minati e linee difensive approntate anni ed anni fa. Inoltre, la necessità di spostare la guerra il più lontano possibile dalla città stessa di Donetsk è primaria, anzitutto per questioni di morale e popolarità. In questo si capisce anche il perché delle azioni russe sulla città di Marinka oramai in totale controllo moscovita e sempre al ridosso del capoluogo di questo oblast.
Sul mar Nero, invece, va meglio agli Ucraini. La flotta russa del Mar Nero, dopo aver già perso la propria ammiraglia nel 2022, continua ad essere in grossa difficoltà. Ad oggi sono state affondate 12 navi, fra cui sottomarini, fregate e imbarcazioni da sbarco. Insomma, un danno non da poco e che rileva una difficoltà da parte dei Russi di difendere anche la stessa Crimea e i suoi porti, spesso bersaglio di attacchi ucraini.
Riguardo agli altri settori del fronte, nel sud si registra la prossima caduta di Rabotyne, impossibile da tenere per gli ucraini principalmente per l’ elevato numero di vittime che si rende necessario per mantenerla.
Nel nord, invece, si segnala la pressione di Mosca sulla zona del fiume Oskil, di cui abbiamo già trattato in precedenza, e che potrebbe portare in un futuro ancora non certo a mettere in seria difficoltà gli ucraini che al momento sono in controllo della citta di Lyman. Ma per questo, ed altro, è necessario che prima termini l’inverno a cui sicuramente seguirà una primavera ed una fase di rasputiza.